Come due santi argentini possono rieducarci a camminare
«Questa donna vale oro!» ha detto Papa Francesco. È un grano nella «corona dei santi americani» ha specificato nel 2015. Così parlava di María Antonia de Paz y Figueroa, in quel tempo venerabile. Ne percepiva il seme di santità e allo stesso tempo la “santità” già “seminata”. La menzionava assieme a don José Gabriel del Rosario Brochero in quell’anno ancora in via di canonizzazione.
Brochero è il primo santo argentino, mentre lei, la fondatrice delle Figlie del Divin Salvatore a Buenos Aires, l’allenatrice di esercizi spirituali, cui sta bene il soprannome di “Mama Antula”, in religione Maria Antonia di San Giuseppe, è la prima santa. La Chiesa romana è andata a trovarli, lui, il Cura Gaucho, battezzato “José”, il pastore con l’odore delle pecore, e lei, la viaggiatrice scalza, «quasi alla fine del mondo», come l’attuale Pontefice ebbe a definire la propria terra di origine rivolgendosi per la prima volta alla folla di piazza San Pietro.
Un mese dopo la proclamazione a beata, la descrisse come la «donna che aiutò a consolidare l’Argentina». Di nuovo, è menzionata assieme a Brochero, del quale il Pontefice sottolineò la «compassione» per i suoi «amati serrani» (settembre 2016). Lei nacque e lui si spense in marzo, nel mese in cui amiamo ricordare san Giuseppe. La beata espirò nel 1799. Il piccolo José prese il suo primo respiro quattro decenni più tardi. Nei due secoli a seguire, il prete di Córdoba ne avrebbe seguito le orme.
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