Va ritrovata la purezza per poter sciogliere i cuori di pietra
"Chi non vede le lacrime dei poveri ha il cuore di pietra [e] nella preghiera un cristiano porta tutte le difficoltà delle persone che gli vivono accanto", è stato il concetto cardine dell'ultima catechesi di Papa Francesco dedicata al Padre Nostro. Un invito a ritrovare la purezza del cuore attraverso la preghiera, perché in essa "un cristiano porta tutte le difficoltà delle persone che gli vivono accanto. Pregare non è una specie di anestesia per stare più tranquillo".
E' proprio il cuore, l'intimo dell'uomo, ad essere indicato dal Signore come la custodia degli atti umani, dello spessore del loro spirito. Un'interiorità che deve preservarsi limpida e vergine dal disordine, dal rancore o dall'invidia.
Al suo interno ha origine la benevolenza che si manifesta, poi, esteriormente, e vi matura, mediante la grazia, la più sincera pietà del rapporto con Dio.
E' questo amore che rende limpido, comprensivo e cordiale il rapporto con il nostro prossimo, tanto che lo stesso Francesco ci spiega come "quando scende la sera, [l'uomo] racconta a Dio i dolori che ha incrociato in quel giorno; pone davanti a Lui tanti volti, amici e anche ostili; non li scaccia come distrazioni pericolose. Se uno non si accorge che attorno a sé c'è tanta gente che soffre, se non si impietosisce per le lacrime dei poveri, se è assuefatto a tutto, allora significa che il suo cuore è appassito. No, peggio. è di pietra. In questo caso è bene supplicare che il Signore ci tocchi con il Suo Spirito e intenerisca il nostro cuore".
La purezza d'animo fa sbocciare la nostra capacità di amare, a differenza dell'imborghesimento, dell'egoismo, della miopia spirituale che invece manifestano un'interiorità corrotta e da redimere. "Con ogni cura vigila sul cuore, perché da esso sgorga la vita" è il memorandum del libro dei Proverbi.
La compassione, l'empatia, sono due concetti fondamentali del Vangelo, tanto da chiederci se, al momento della preghiera, riusciamo veramente ad aprirci "al grido di tante persone vicine e lontane" oppure se pensiamo a questo momento come ad "una specie di anestesia, per poter stare più tranquilli". In questo secondo caso, ci spiega il Papa, ci troveremmo di fronte ad un terribile equivoco. "Certo, la mia non sarebbe più una preghiera cristiana, perché quel 'noi' che Gesù ci ha insegnato [ci] impedisce di stare in pace da soli, e [ci] fa sentire responsabili dei nostri fratelli e sorelle".
Siamo chiamati a proteggere la purezza dell'anima avendo cura dell'intimità, degli affetti, facendo attenzione a non far traboccare la carica di tenerezza dove e quando non è indicato, custodire il cuore con perseveranza, sorvegliarlo per evitare che rimanga irretito in compensazioni reali o fantastiche.
A coloro i quali il Signore chiederà il loro cuore per intero sarà necessario avere un anima limpida e libera da rancori e reticenze fraterne poiché un cuore avviluppato nella meschinità soffocherebbe in un attimo l'amore infinito di Dio, per i quali sono stati chiamati fin dall'eternità.
"Gesù vuole che i suoi discepoli non siano come gli ipocriti che pregano stando dritti in piedi nelle piazze per essere ammirati dalla gente, no, non vuole ipocrisia", è stata la frase di Francesco che ha sottolineato il concetto. "La vera preghiera è quella che si compie nel segreto della coscienza, del cuore, imperscrutabile, visibile solo a Dio, io e Dio", ha poi continuato.
Come possiamo custodire il cuore? Sarà necessario coltivare l'amore e la fratellanza, perché una persona disamorata per forza di cose avrà la stessa tiepidezza nel suo rapporto con Dio e solo con fatica riuscirà a impedire a desideri e ansie di compensazioni di penetrare nella sua anima. Il cuore è fatto per amare e non si adatta all'aridità e alla noia.
Credi di essere "già arrivato alle vette della virtù per aver dato via una parte di tutto quello che hai? E' te che il Signore vuole, come un'ostia viva gradita a Dio". Soltanto la Sua grazia ci consente di conservare il cuore integro, privo di compensazioni, lacci o catene capaci di ostacolarlo nel raggiungere le vette alle quali è destinato, colmo di generosità e di forza.
La preghiera "rifugge dalla falsità [perché] con Dio è impossibile fingere, non c'è trucco che abbia potere. Dio ci conosce così, nudi nella coscienza, e fingere non si può. Alla sua radice c'è un dialogo silenzioso, come l'incrocio di sguardi tra due persone che si amano: l'uomo e Dio" ha detto sempre Francesco nel suo intervento ecumenista. "Quando preghi, entra nel silenzio della tua camera, ritirati dal mondo, e rivolgiti a Dio chiamandolo Padre!".
Il nostro rapporto con Gesù è personale, amichevole, e rende gli affetti del nostro cuore ordinati secondo la volontà del Padre. Bisogna ricercare l'unità di vita tra il mondo interiore e la vita reale bilanciando entrambi con l'obiettivo di protenderli il più possibile verso la Sua volontà.
"Eppure, nonostante la preghiera del discepolo sia tutta confidenziale, non scade mai nell'intimismo. Nel segreto della coscienza, il cristiano non lascia il mondo fuori dalla porta della sua camera, ma porta nel cuore le persone e le situazioni", ed è per questo che bisogna riportare al centro del Verbo la parola 'io', tenendo ben presente che "non c'è spazio per l'individualismo nel dialogo con Dio. Non c'è ostentazione dei propri problemi come se noi fossimo gli unici al mondo a soffrire. Non c'è preghiera elevata a Dio che non sia preghiera di una comunità di fratelli e sorelle".
E' questo il monito del Papa, che per l'ennesima volta ha messo al centro del suo discorso e delle sue preghiere quella ricerca dello spirito di comunità che, oggi più che mai, ci è necessario per la salvezza di tutti e, di conseguenza, della nostra individualità e del nostro cuore.