Comprendere le origini del male per allontanarlo, un ragionamento sulle parole di Papa Francesco
"Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti"[1].
E' questo il monito che il Signore pone all'uomo dopo averlo dotato di perfezione e di divinità, Sua immagine e somiglianza. "La presenza della giustizia originale e della perfezione nell'uomo, creato ad immagine di Dio, che conosciamo dalla Rivelazione, non escludeva che questo fosse sottoposto come gli altri esseri spirituali, sin dall'inizio della prova di libertà!" furono le parole di Giovanni Paolo II in un discorso del 1986, ad illuminare i fedeli di come è proprio in questa libertà che risiede la fiducia di Dio nei confronti degli uomini.
Anche il corpo godeva di immortalità, non in forza del "suo intrinseco valore di immortalità; ma vi era nell'anima una virtù conferita da Dio in maniera soprannaturale, con la quale l'anima poteva preservare il corpo immune di ogni corruzione, finché essa fosse rimasta sottoposta a Dio"[2]. In Adamo il Signore vede l'intero genere umano, concedendogli il dono della giustizia e della santità originali "non in quanto singole persone, ma come principio generale di tutta la natura umana, in modo che dopo di [Adamo] si propagasse tramite la generazione a tutti gli uomini posteriori"[3].
Ma il diavolo, sotto forma di un serpente, ha incitato la prima donna a disobbedire al comando divino, interrompendo in questo modo la sottomissione al Creatore e la sinergia che univa le facoltà dell'uomo si dissolse, facendo perdere lui la santità e la giustizia originali.
In questo modo l'uomo precipitò "nella schiavitù di colui che, in seguito, ebbe il potere della morte e cioè il demonio [Eb 2, 14] e Adamo per quel peccato di prevaricazione fu peggiorato nell'anima e nel corpo".
Cacciato dal Paradiso, da quel momento la natura umana s’imbatterà costantemente in gravi ostacoli alla realizzazione del bene perché soltanto da quel momento avvertirà l'inclinazione al male.
"Quel che ci viene manifestato dalla Rivelazione divina concorda con la stessa esperienza. Infatti l'uomo, se guarda dentro al suo cuore, si scopre inclinato anche al male e immerso in tante miserie, che non possono certo derivare dal Creatore, che è buono".
E' questa inclinazione che ci permette di commettere crimini e peccati in terra, e con tutta la nostra forza abbiamo il dovere di allontanarla dal nostro animo per ricercare, invece, la bontà e la solidarietà che ci accomuna come uomini in Adamo, così da poterci considerare "come un uomo solo, in quanto [della stessa] natura del capostipite"[4].
Volgendo lo sguardo al nostro presente, ci troviamo difronte alla stessa premura di Papa Francesco che, appellandosi ai vertici istituzionali di tutto il mondo, afferma di soffrire per quanto sta succedendo in Venezuela e che "il problema della violenza [lo] terrorizza". Quello che vuole perseguire, e che tutti noi abbiamo il dovere di ricercare, è l'appoggio a "tutto il popolo venezuelano" al fine di trovare "una soluzione giusta e pacifica".
E' l'evidenza del male nel mendo e dentro di noi, gli impulsi e istinti della carne che non consentono il dominio della ragione, tutto quanto ci convince della profonda verità contenuta nella Rivelazione e ci spinge a lottare contro il peccato, unico vero male e radice di tutti i mali che esistono nel mondo.
"Per questo chiedo di essere grandi a coloro che possono aiutare a risolvere il problema. Devo essere un pastore. E se hanno bisogno di aiuto, che si mettano d'accordo e lo chiedano" è stata l'esortazione di Francesco[5].
Perché se è vero che Dio posizionò l'uomo al di sopra della creazione per far sì che dominasse "sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra", dotandolo di intelligenza e volontà, è altresì vero che il peccato originale fu un peccato di superbia. Tutti quanti cadiamo nella medesima tentazione di orgoglio quando tentiamo di occupare all'interno della società o nella sfera privata il ruolo di Dio.
Come all'inizio dei tempi, anche ora l'uomo cerca l'autonomia in grado di renderlo arbitro del bene e del male, perdendo di vista il suo bene maggiore che, invece, consiste nella sua completa sottomissione a Dio.
E' nella sua progenie che recuperiamo la pace, l'armonia dei nostri sensi e delle nostre pulsioni, e soprattutto la vicinanza agli altri che, proprio perché nella nostra medesima situazione, ci accomunano allo status di fratelli e figli del Signore.
Sarà nostra Madre santa Maria, la cui anima "nel primo istante della creazione e della infusione del corpo, per speciale grazia e privilegio di Dio [...], fu preservata immune dalla macchia del peccato originale[6]", ad insegnarci ad andare alla radice dei mali che ci affliggono, fortificando innanzitutto l'amicizia con Dio e, a seguire, la comunione con i nostri fratelli.
[1] Gn 2, 16-17
[2] San Tommaso, Somma Teologica, I, q. 97, a. 1
[3] IDEM, De Malo, q. 4, a. 1
[4] San Tommaso, Somma Teologica, I-II, q. 81, a. 1
[5] http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2019/01/28/papa-francesco-il-sesso-non-e-un-mostro-serve-educazione-in-scuole_eb604cd7-0afd-4f41-94f7-6555d83dd7d2.html
[6] Pio IX, Bolla Ineffabilis Deus, 8/12/1854