Papa Francesco e la dottrina degli ultimi e dei più deboli
Le recenti uscite di Papa Francesco sembrano non lasciare dubbi al riguardo, la sua attenzione nei confronti degli ultimi e dei più deboli è una vera e propria missione.
Un continuo focus sulle condizioni svantaggiate in cui si trova chi non ha le capacità di rimanere forte difronte alle imposizioni e scelte altrui trova quindi nelle parole del Pontefice la sua tutela e protezione, con un invito deciso e continuo a non abusare mai della nostra supremazia e di rimanere costantemente misericordiosi ed empatici nei confronti del prossimo in difficoltà.
Anche questi è "attore della storia", come rilevato dallo stesso Papa in un convegno tenutosi alla triennale dell'Associazione Italiana dei Professori di Storia della Chiesa, svoltosi alla Lumsa lo scorso 12 gennaio sul tema della ricerca e divulgazione del post-Concilio.
E' così che dopo una citazione della nota boutade del gesuita Giacomo Martina, recitante "la storia è certamente maestra di vita, ma ha anche pochi allievi", Papa Francesco ha delineato il profilo ideale di chi crede e lavora come storico, rappresentato da uno studioso "ancora più rispettoso dei fatti e della verità, delicato e attento nella ricerca, coerente e testimone dell'insegnamento". Si tratterebbe di un individuo lontano "da tutte le mondanità legate alla presunzione di sapere, come la bramosia della carriera o del riconoscimento accademico, o la convinzione di poter giudicare da sé fatti e persone".
E' rappresentativo il monito conclusivo, con cui afferma che "la capacità di intravvedere la presenza di Cristo e il cammino della Chiesa nella storia ci rendono umili e ci tolgono dalla tentazione di rifugiarci nel passato per evitare il presente"[1].
L'umiltà e la presa d'atto del presente sono inviti che Francesco non nega neanche durante il Battesimo del Signore, svoltosi il giorno seguente all'interno della Cappella Sistina.
Accompagnato da un altro, fondamentale, monito. "Mi permetto un consiglio: non litigate mai davanti ai bambini, mai".
Difronte ai genitori di 27 neonati ha quindi aggiunto come "è normale che gli sposi litighino, normale, sarebbe strano il contrario. Fatelo, ma che loro non sentano, che loro non vedano. Voi non sapete l'angoscia che riceve un bambino quando vede litigare i genitori. Questo mi permetto, è un consiglio che vi aiuterà a trasmettere la fede. È brutto litigare? Non sempre, ma è normale, è normale. Però che i bambini non vedano, non sentano, per l'angoscia".
Non possiamo mai dimenticare che questi innocenti hanno diritto a tutto l'amore possibile, e la loro impotenza non può consentire che vengano esposti a stress, tensioni o cattiveria senza per questo risentirne come bambini e, poi, persone.
E' palese come anche questo sia un appello rivolto agli ultimi, a chi ha meno possibilità di difendersi e nessuna parola per farlo.
"All'inizio della cerimonia, vi è stata posta la domanda: Cosa chiedete per i vostri figli?" E tutti voi avete detto: La fede", ha poi proseguito il Papa durante l'omelia. "Voi chiedete alla Chiesa la fede per i vostri figli, e oggi loro riceveranno lo Spirito Santo, e il dono della fede ciascuno nel proprio cuore, nella propria anima. Ma questa fede poi deve svilupparsi, deve crescere, e prima che studiata, la fede va trasmessa, e questo è un lavoro che tocca a voi. È un compito che voi oggi ricevete: trasmettere la fede, la trasmissione della fede. E questo si fa a casa. Perché la fede, sempre, va trasmessa in dialetto, il dialetto della famiglia, il dialetto della casa, nel clima della casa.
Ma l'importante è trasmettere la fede con la vostra vita di fede: che vedano l'amore dei coniugi, la pace della casa, che Gesù è lì".
L'invito, nel giorno della Festa del Battesimo del Signore, è quindi quello di essere coerenti con la nostra vita cristiana e di testimoniare quotidianamente i piani e lo stile di Dio attraverso le nostre opere. Per seguire la missione della Chiesa, e quella di ognuno di noi, ed innestarci fedelmente sul cammino