Nella parola di Gesù c'è l'invito a una convivenza totale, non sottovalutiamolo
Dopo aver acconsentito alla chiamata del Signore, Matteo ospitò un banchetto che vide tra i partecipanti Gesù, i suoi discepoli e altre persone, tra i quali anche molti pubblicani e peccatori, amici dello stesso apostolo. Tanto che gli stessi Farisei rimasero stupiti dal vedere il Messia seduto a mensa con persone di tale caratura, e continuavano a chiedere ai suoi discepoli come potesse Egli mangiare e bere in loro compagnia.
Gesù, però, è a suo agio anche tra persone così diverse, sta bene con tutti perché è chiamato alla salvezza di tutti. "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati". E dal momento che siamo tutti peccatori e per questo ci sentiamo un po' malati, Gesù non si allontana mai da noi.
E' per questo che Egli non solo non si preoccupa di evitare i normali rapporti sociali, ma addirittura ne va a cerca, convivendo e accettando i tipi umani con i caratteri più eterogenei, quali ad esempio dei bambini innocenti, un vero ladro, uomini colti e agiati come Nicodemo e Giuseppe d'Arimatea, servi, lebbrosi, mendicanti, e così via...
E' una volontà che mette in atto la sollecitudine apostolica di Gesù nei confronti di tutte le creature, qualsiasi sia la loro condizione o il loro ambiente.
Il Signore vantò amicizie come quelle di Betania, Lazzaro, conta amici a Gerusalemme che gli concedono la sala per festeggiare la Pasqua con i suoi discepoli. Gesù manifesta un totale apprezzamento nei confronti della famiglia, luogo in cui si esercitano tutte le virtù della convivenza e dove si vive la più basica e fondamentale tra le relazioni sociali. In tal maniera lo descrive l'evangelista nei suoi anni vissuti a Nazareth, con una completa sottomissione ai genitori.
Per lo stesso motivo si descrive l'amore di Dio Padre verso gli uomini alla misura di quello di un padre per il figlio, "non dando una pietra se gli chiede un pane, o una serpe se gli chiede un pesce". Sarà Lui stesso, tra le sofferenze della croce, a prendersi cura di sua Madre affidandola a Giovanni, tanto che "da quel momento il discepolo la prese nella sua casa".
Un importante messaggio di empatia e di apertura che vuole dimostrarci ancora oggi come sia fondamentale accogliere il nostro prossimo senza porre limiti di provenienza o di condizione. Gesù è un luminoso esempio di convivenza con tutti, superando difetti, idee differenti e modi di vivere. Dobbiamo imparare da Lui a essere persone aperte, capaci di un'amicizia sincera, sempre disposte alla comprensione e al perdono.
Ed è questa la parola promulgata anche da Papa Bergoglio, che continua a lanciare appelli internazionali affinché i governi mondiali aiutino chi, in questo momento, è più in difficoltà di tutti, i migranti.
Francesco ha manifestato la sua sincera preoccupazione agli ambasciatori per la forte volontà da parte di molti, soprattutto in Europa e negli Stati Uniti, "di erigere nuove cortine" per "limitare fortemente i flussi in entrata, anche se in transito" anziché di abbattere quelle ancora esistenti. Secondo il suo parere, riprendendo il monito di Gesù sull'accoglienza e la convivialità, si tratta infatti di "soluzioni parziali", del tutto insufficienti ad affrontare "una questione così universale".
"Ancora una volta desidero richiamare l’attenzione dei governi affinché si presti aiuto a quanti sono dovuti emigrare a causa del flagello della povertà, di ogni genere di violenza e di persecuzione, come pure delle catastrofi naturali e degli sconvolgimenti climatici", e l'appello è quindi allo scongiurare di "tendenze nazionalistiche che minano la vocazione delle Organizzazioni internazionali ad essere spazio di dialogo e di incontro per tutti i Paesi"[1].
Perché un cristiano, se davvero segue la dottrina di Cristo, non potrà mai rinchiudersi in se stesso disinteressandosi ed estraniandosi da quanto succede intorno a lui.
Non è pensabile "un futuro pacifico per l'umanità se non nell'accoglienza della diversità, nella solidarietà, nel pensare all'umanità come una sola famiglia. I poveri che si muovono fanno paura specialmente ai popoli che vivono nel benessere". Parole che richiamano giustamente l'insegnamento del Signore, che ci indicano una via che sembra a oggi ancora troppo lontana.
"Rallegrati, piccola comunità cristiana, povera e umile ma bella ai miei occhi perché desideri ardentemente il mio Regno, hai fame e sete di giustizia, tessi con pazienza trame di pace, non insegui i potenti di turno ma rimani fedelmente accanto ai poveri. E così non hai paura di nulla ma il tuo cuore è nella gioia"[2].