Siamo chiamati ad abbracciare la gioia e l'accoglienza, questo il chiaro messaggio di Francesco
Nella domenica della gioia, la terza del periodo di Avvento, va ricordato come Dio perdona e riscatta sempre chi Lo ama, dal momento che è sceso sulla terra perché ci ha visti "disposti a metterci in discussione" e a convertirci.
Papa Francesco, durante la Liturgia del 16 dicembre scorso, ha invitato noi fedeli a "gridare di gioia, esultare, rallegrarsi" come primo passo da compiere per prepararsi al meglio al Natale che vivremo quest'anno, consapevoli della "presenza tra noi di Dio, la fonte della vera gioia e della pace".
Davanti al monumentale Presepe di Piazza San Pietro e a 25mila fedeli (secondo la Gendarmeria Vaticana), Francesco richiama quindi il verbo di Sofonia alla "piccola porzione del popolo di Israele" quando pronuncia il Suo "rallegrati figlia di Sion [...], il Signore ha revocato la sua condanna".
E' un Dio misericordioso che perdona e non punisce, emana un amore incessante, "paragonabile alla tenerezza di un padre per i figli, dello sposo per la sposa", e che quindi lancia un messaggio chiaro: "Non c'è più motivo di tristezza e di sconforto", ci si prepara al Natale consapevoli che la "sorgente della gioia" è rappresentata esattamente da "Gesù, l'Emmanuele, il Dio-con-noi".
Quello di Francesco è quindi un appello alla Chiesa, chiamata a tenere bene a mente che in una frazione della Galilea, all'interno di una giovane donna, Dio tiene costantemente accesa la scintilla della felicità mondiale. Per questo va accolto il Vangelo, va tramutato in carne, vita concreta.
“Rallegrati, piccola comunità cristiana, povera e umile ma bella ai miei occhi perché desideri ardentemente il mio Regno, hai fame e sete di giustizia, tessi con pazienza trame di pace, non insegui i potenti di turno ma rimani fedelmente accanto ai poveri. E così non hai paura di nulla ma il tuo cuore è nella gioia”. Quest'ultima, infine, potrà manifestarsi soltanto nella pace
Ma è nell'ascolto del Signore, nella sua accoglienza nei nostri confronti, che dobbiamo concentrarci per non perdere di vista il punto fondamentale, e cioè che c'è chi di questo ascolto, di questa accoglienza, ne è privo.
“La consapevolezza che nelle difficoltà possiamo sempre rivolgerci al Signore, e che Egli non respinge mai le nostre invocazioni, è un grande motivo di gioia. Nessuna preoccupazione, nessuna paura potrà riuscire a toglierci la serenità che viene non da cose umane, dalle consolazioni umane, no: la serenità che viene da Dio, dal sapere che Dio guida amorevolmente la nostra vita, e lo fa sempre. Anche in mezzo ai problemi e alle sofferenze, questa certezza alimenta la speranza e il coraggio” ha, infatti, proseguito il Papa
Dobbiamo rimanere "sempre lieti", troviamo il Signore ovunque vicino a noi, e l'invito arriva proprio dalla Seconda Lettura, le parole di San Paolo ai Filippesi. Egli, sottolinea Francesco, " ci esorta a non angustiarci senza speranza per nulla, ma in ogni circostanza far presenti a Dio le nostre richieste, le nostre necessità, le nostre preoccupazioni", poiché Dio non rigetta mai le nostre richieste e invocazioni, accogliendoci e tramutando la difficoltà in gioia e amore.
In Lui non ci sono paura e preoccupazione in grado di togliere in noi la serenità che emana, essendo guidati dalle Sue volontà all'interno della nostra vita terrena. E' chiaro che si tratta di un forte messaggio di speranza e di coraggio.
Dobbiamo essere in grado di metterci in discussione, di rispondere alle preghiere con un sonoro ma introspettivo "che cosa dobbiamo fare?" (Lc 3,10), rivolgendoci a Maria per far sì che Dio riempia di gioia tutta la nostra vita.
"Quando, nelle vostre case, vi raccoglierete in preghiera davanti al presepe, fissando lo sguardo su Gesù Bambino sentirete lo stupore. Voi mi chiederete cosa significa lo stupore: è un sentimento più forte, è più di un'emozione comune, è lo stupore per il grande mistero di Dio fatto uomo; e lo Spirito Santo vi metterà nel cuore l'umiltà, la tenerezza e la bontà di Gesù: Gesù è buono, Gesù è tenero, Gesù è umile", ha pertanto pronunciato rivolgendosi ai bambini volontari o del Centro Oratori Romani accorsi al Suo cospetto.
Ma non è soltanto riflessione, è anche proposizione e azione regolatrice. L'appello all'accoglienza, infatti, oltre ad essere diretto ai bambini, giunti in Piazza per la "Benedizione dei Bambinelli", è anche un faro puntato sulla condizione internazionale dei migranti. Nei confronti di questi ultimi, dunque, Francesco ha manifestato estremo cordoglio e vicinanza auspicandosi che la comunità internazionale possa servirsi del Patto Mondiale per una Migrazione Sicura, Ordinata e Regolare, documento stilato proprio la scorsa settimana in Marocco.
"La settimana scorsa è stato approvato a Marrakech, in Marocco, il Patto Mondiale per una migrazione sicura, ordinata e regolare, che intende essere un quadro di riferimento per la comunità internazionale. Auspico pertanto che essa, grazie anche a questo strumento, possa operare con responsabilità, solidarietà e compassione nei confronti di chi, per motivi diversi, ha lasciato il proprio Paese, e affido questa intenzione alle vostre preghiere", ha quindi pronunciato il Papa dopo l'Angelus".
"Questo è il vero Natale! Che sia così per voi e per i vostri familiari. Io benedico tutti i bambinelli" ha poi concluso, lasciando a tutti noi un forte messaggio di gioia e accoglienza. [4]