Infanzia spirituale e semplicità - di Don Pino Esposito
Più volte il Vangelo narra che i bambini si avvicinavano a Gesù, che li accoglieva, li benediceva e li additava come esempio ai suoi discepoli. Oggi ancora una volta il Signore ci ripete la necessità di farci come uno di quei piccoli per entrare nel suo Regno: “In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso”. E prendendoli fra le braccia e imponendo loro le mani, li benediceva.
In questi bambini che Gesù abbraccia e benedice sono rappresentati non solo tutti i bambini del mondo, ma anche tutti gli uomini, ai quali il Signore indica il modo in cui devono accogliere il Regno di Dio.
Gesù illustra in modo incisivo la dottrina essenziale della filiazione divina: Dio è nostro Padre e noi siamo suoi figli; il nostro comportamento si compendia nel saper vivere concretamente il rapporto che un buon figlio ha con un buon padre. Lo spirito di filiazione divina ha come requisiti il senso della dipendenza dal Padre nostro celeste e l’abbandono fiducioso alla sua Provvidenza amorosa, al pari di un bambino che ha fiducia in suo padre; l’umiltà di riconoscere che da soli non possiamo fare nulla; la semplicità e la sincerità, che ci inducono a mostrarci così come siamo.
Diventare interiormente come bambini, essendo persone adulte, può essere un compito impegnativo: richiede costanza e fortezza nella volontà, e un grande abbandono in Dio. “L ’infanzia spirituale non è semplicioneria spirituale, né mollezza: è cammino saggio e vigoroso che per la sua difficile facilità l’anima deve intraprendere e continuare portata per mano da Dio. Il cristiano deciso a vivere l’infanzia spirituale pratica con maggior facilità la carità, perché “il bambino è una creatura che non conserva rancore, né conosce la doppiezza, né ha cuore di ingannare. Il cristiano, come il bambino piccolo, non si adira se è insultato, non si vendica se è maltrattato. Più ancora: il Signore pretende da lui che preghi per i suoi nemici, che lasci anche la tunica a chi gli ruba il mantello, che presenti l’altra guancia a chi lo schiaffeggia. Il bambino dimentica con facilità e non tiene un elenco delle offese. Il bambino non ha crucci.