La carità ci porta a vivere l'amicizia con un profondo senso Cristiano
“Avete inteso che fu detto: “occhio per occhio e dente per dente”; ma io vi dico a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due”. Sono parole di Gesù che ci invitano a vivere la carità superando i criteri umani. Certamente, nelle relazioni sociali non possiamo essere ingenui e dobbiamo vivere la giustizia – anche per far rispettare i propri diritti – e la prudenza, senza che, però, ci sembri eccessiva qualsiasi rinuncia o sacrificio per il bene degli altri.
Cosi assomigliamo a Cristo che, con la sua morte in croce, ci ha dato un esempio di amore che supera ogni misura umana. Nulla vi è nell’uomo di così divino – così di Cristo - come la mansuetudine e la pazienza per imparare il bene. “Ricerchiamo, quindi, quelle virtù”, consiglia San Giovanni Crisostomo, “che da una parte procurano a noi la salvezza e dall’altra sono utilissime al prossimo. Infatti se nelle cose di questo mondo nessuno vive per sé stesso, ma l’artigiano, il soldato, l’agricoltore, il commerciante svolgono attività che contribuiscono al bene pubblico e alla comune utilità, molto di più ciò deve realizzarsi nelle cose spirituali. Vive veramente soltanto chi vive per gli altri. Chi invece vive solo per sé, disprezza e non si cura degli altri, è un essere inutile, non è un uomo, non appartiene alla razza umana. I molti richiami del Signore a vivere in ogni momento la carità devono spronarci a seguirlo da vicino con fatti concreti, cercando l’occasione di essere utili, di procurare gioia a chi ci sta vicino, coscienti che mai progrediremo abbastanza in questa virtù.
Nella maggioranza dei casi si concreterà solo in piccoli particolari, in qualcosa di così semplice come un sorriso, una parola di incoraggiamento, un gesto amabile. Tutto ciò è grande agli occhi di Dio, e ci avvicina molto a lui. Oggi, in questa in questa nostra orazione, non manchiamo di considerare tutti gli aspetti in cui, se non siamo vigili, sarebbe facile mancare alla carità: giudizi affrettati, critica negativa, scarsa attenzione per le persone perché siamo assorbiti dai nostri affari, dimenticanze. La norma del cristiano non è occhio per ”occhio e dente per dente”, ma è quella di fare costantemente il bene, anche se, talvolta, qui in terra non ne ricaviamo alcun profitto umano. Il nostro cuore ne uscirà sempre arricchito. La carità ci porta ad essere comprensivi, a scusare, a saper convivere con tutti, e dunque “il rispetto e l’amore deve estendersi pure a coloro che pensano od operano diversamente da noi nelle cose sociali, politiche e persino religiose. Certamente tale amore e amabilità non devono in alcun modo renderci indifferenti verso la verità ed il bene.
Anzi è l’amore stesso che spinge i discepoli di Cristo ad annunziare a tutti gli uomini la verità che salva. Ma occorre distinguere tra errore, sempre da rifiutarsi, ed errante, che conserva sempre la dignità di persona, anche quando è macchiato da false o insufficienti nozioni religiose. “Un discepolo di Cristo non tratterà mai male nessuno: chiamerà errore l’errore, ma correggerà con affetto che sta sbagliando: altrimenti, non potrà aiutare, non potrà santificare”, e questa è la più grande manifestazione di amore e carità.
