Domenica 26 novembre
L’anno liturgico si chiude con la solenne rappresentazione del giudizio finale di Cristo: la Parola ci proietta verso il senso profondo e ultimo della storia. La centralità del Cristo nella lettura della storia e dell’esistenza è la grande premessa della liturgia odierna: Egli appare come re dell’umanità, seduto sul trono della gloria e ciascuno di noi, di fronte al suo sguardo, è invitato a un bilancio della propria esistenza e dell’attuazione della propria fede e della relazione vitale con Lui che si compie nell’amore gratuito e universale verso i piccoli e i poveri, nei quali Egli è misteriosamente presente.
Il vangelo ci presenta il Signore Gesù come magnifico re e giudice, solidale con gli ultimi, affamati e assetati, stranieri e senza tetto, nudi, malati e prigionieri. Soltanto nella solidarietà Egli è re, rivelandosi come Colui che è disceso nelle più basse e miserabili situazioni umane per conoscerle e salvarle. La liturgia approfondisce questa immagine attraverso la classica rappresentazione di Dio come pastore dell’umanità, tracciata dal brano di Ezechiele, dominato da verbi che esprimono la premura e la cura di Dio verso il suo gregge.
E’ il primato dell’amore a emergere nella Parola di oggi come l’unico agire che ci permette di entrare nella vita eterna: il nostro destino ultimo è il giudizio finale, che riaffiora anche nella seconda lettura, si giocano nella realtà attuale della nostra vita e nella nostra partecipazione fattiva e concreta all’amore di Dio, al suo progetto salvifico nel quale tutto, compresa la morte, sarà sottomesso al Risorto, e in Dio tutto troverà il suo splendore e il suo indistruttibile valore.
Dal Vangelo secondo Matteo (25,31-46)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sua sinistra.
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
Allora i giusti gli risponderanno: “Signore quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.
Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà a loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non lo avete fatto a me. E se andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna”.
Don Pino Esposito