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Domenica 19 novembre

La parola di questa domenica insiste ancora sulla vigilanza attiva e sulla responsabilità coraggiosa che devono contraddistinguere tutti coloro che hanno ricevuto il messaggio della salvezza. Il brano evangelico esorta l’uomo a un impegno concreto e intelligente nella molteplicità dei doni e delle situazioni.

Sullo sfondo c’è l’impegno di Dio che manda il suo Figlio, non solo per giudicare, ma soprattutto per valorizzare il bene e partecipare la sua gioia. Gesù non ha nulla del padrone duro ed esigente; ciò che attende da noi è commisurato al suo amore che non può accontentarsi di poco: ci chiede tutto per donarci tutto. La parabola presentata dal vangelo va dunque ben al di là del livello morale in cui si colloca la prima lettura, profilo della donna sapiente – in cui il cristiano rivede i tratti di Maria – che intesse di fede (timor di Dio) la sua quotidianità.

Non si tratta semplicemente di valorizzare i doni ricevuti: il capitale che il Signore ci affida è prima di tutto la sua Parola che apre alla nostra vita orizzonti infiniti ed è anche la missione evangelizzatrice a cui si ricollega il futuro della Chiesa e del regno.

Questa accettazione efficace e attiva del dono della salvezza, a cui ci invita il vangelo, trova il suo equivalente nell’ammonimento paolino che nella seconda lettura invita i cristiani a restare svegli, cioè ad essere testimoni perseveranti della resurrezione, in un impegno sobrio e chiaro che rende pronti ad andare incontro a Colui che viene.

La chiamata che la liturgia oggi porta con se ci spinge quindi a non mancare agli appuntamenti con la storia, a non diventare conservatori impauriti della Parola, per timore del rischio o per difetto di iniziativa, difronte ai bisogno del mondo. 

Dal Vangelo secondo Matteo (25,14-30)

[In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: “Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì].

Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che en aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui che invece aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.

[Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”].

Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto: prendi parte alla gioia del tuo padrone”.

Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso: avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; la sarà pianto e stridore di denti”.

Don Pino Esposito

Don Pino Esposito - Domenica 19 novembre

Don Pino Esposito Foto di Don Pino Esposito Parroco delle Parrocchie della SS.Trinità in San Donato di Ninea, di Santa Rosalia, e del SS. Salvatore in Policastrello
       
      S.Donato di Ninea,       Italia    
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