Domenica 22 Ottobre
Alcuni rappresentanti della religione ebraica tradizionale interrogano Gesù: nel contesto di denominazione romana in cui si trova il popolo ebraico, si deve pagare il tributo a Cesare? Dietro il carattere pratico della domanda, si nascondono questioni ideologiche e spirituali, come mostra la risposta di Gesù, che relativizza la legittimità di Cesare rispetto a quella di Dio e, più globalmente, rinvia l’individuo al suo libero arbitrio. Con le sue parole Gesù modifica il rapporto della sfera religiosa con il denaro e con il potere. Da abile maestro, Egli allarga il dibattito invitando i suoi interlocutori a contribuire alla risposta prevista e prevedibile: li impegna, così, ad assumere la propria responsabilità: “Mostratemi la moneta del tributo, ed essi gli presentarono un denaro”. Gesù quindi si fa dare una moneta del tributo e domanda agli avversari di chi sia l’immagine e l’iscrizione: “di Cesare”, gli rispondono.
La moneta dimostra che il dominio di colui di cui porta coniata l’immagine, vale nel Paese e, nella sua risposta, Gesù si riallaccia a questo fatto incontestabile. Ciò che, come gli avversari stessi avevano dovuto ammettere, appartiene a Cesare, deve essergli ridato. Gesù evidentemente non vede in ciò nessun problema: la cosa più importante – la possibilità di dare a Dio ciò che gli spetta – resta sempre valida anche sotto la dominazione straniera.
Gesù aveva insegnato continuamente – e tutto il Vangelo ne parla – che si deve cercare anzitutto Dio e il suo regno. Di fronte a questo, tutti gli altri problemi diventano secondari: quello del nutrimento e del vestito, quello della giustizia terrena (Mt 5,39-42) e anche quello della legittimità del tributo a Cesare. Gesù non vuole fondare due ordini contrapposti (Stato e Chiesa), e nemmeno vuole fomentare un atteggiamento devoto di fronte all’imperatore: mette semplicemente ognuno al proprio posto.
Dal Vangelo secondo Matteo (22,15-21)
In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi.
Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: “Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, dì a noi il tuo parere: è lecito o no, pagare il tributo a Cesare?”.
Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: “Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo”.
Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: “Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?”.
Gli risposero: “Di Cesare”. Allora disse loro: “Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”.
