Domenica 15 Ottobre
La parabola della festa di nozze rappresenta, nel quadro della storia della salvezza, l’elezione di Israele e il suo rifiuto, la rovina di Gerusalemme, avvenuta nel 70, e l’apertura definitiva della Chiesa ai pagani. Il Vangelo di Matteo incorpora in questo testo una seconda parabola, quella del vestito di nozze che costituisce per noi un motivo di profonda riflessione.
Tutto quanto vi è in noi, infatti, viene invitato a partecipare alla festa suscitata dal Padre. Colore che si aggirano per le strade sono i poveri e il povero che è in noi è più aperto a Dio rispetto a quella parte della nostra persona che sperimenta il successo e l’autosufficienza ottenute grazie alle proprie capacità. I servitori devono girare per tutto il regno e andare fino alle estremità delle strade. Tutti gli spazi della nostra anima, l’intera storia della nostra vita, anche le zone marginali del nostro inconscio, tutto in noi è invitato a divenire una cosa sola con Dio. Nulla viene escluso, nemmeno il male. Questo è il messaggio confortante di questa pagina evangelica: l’unica condizione che Dio ci pone è che ci rapportiamo al suo invito con attenzione e ci mettiamo in relazione con lui nell’autenticità del nostro essere più profondo. L’abito può significare l’essere nudi davanti a Dio, quella stessa nudità che Cristo sulla croce non ci ha nascosto, insieme alle ferite che il nostro peccato ha inferto al suo Corpo.
Significa accettare e trattare con cura tutto quello che siamo e che abbiamo, al di là di ogni fragilità e scissione, guardandolo con lo stesso sguardo amorevole del Padre che ci rende, così, partecipi delle nozze. Allora tutto in noi può farsi una cosa sola con Dio.
Dal Vangelo secondo Matteo (22,1-14)
[In quel tempo, Gesù riprese a parlare con parabole (ai capi dei sacerdoti e ai farisei) e disse: “Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”.
Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali].
Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; la sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti”.
