XXII domenica del tempo ordinario
La donazione dell’intera esistenza è il filo conduttore della storia di Geremia, di Gesù, di Paolo e di ogni altro discepolo cristiano.
Questa donazione è innanzitutto presentata nella celebre confessione di Geremia in cui il profeta rievoca la sua vocazione nei termini della seduzione da parte di Dio: Geremia accusa Dio di averlo raggirato, poiché il ministero profetico ha portato nella sua esistenza solo “obbrobrio ed inganno”.
La tentazione di rinunciare è fortissima, ma la Parola di Dio è un incendio che pervade le ossa e che l’uomo non può placare o spegnere. Così il profeta ritorna al suo “martirio” quotidiano consumandosi per quella Parola che lo brucia e che gli fa vincere ogni resistenza. Nel brano evangelico odierno, due sono i protagonisti della pericope: Gesù e i discepoli nel loro cammino verso Gerusalemme. Con tre brevi asserzioni viene sviluppata una esplicita teologia della donazione cristiana: al V.24 troviamo l’invito ad accogliere, se necessario, anche il martirio; successivamente, nel parallelismo “salvare-perdere” - “perdere-trovare” Matteo afferma che donando tutto si ritrova tutto in una dimensione definitiva; infine, al V.26. riprende il tema caro a Gesù della decisione radicale, libera da ogni ostacolo o reticenza: nessuna realtà, anche la più splendida, può essere equiparata al grande dono della propria esistenza e inserita in Dio. E’ lo stesso discorso di S. Paolo nella dichiarazione iniziale della lettera ai Romani: il corpo è il centro delle tre relazioni fondamentali che legano l’uomo a Dio, al suo fratello e alle realtà terrestri.
La genuina oblazione da presentare a Dio non parte da una sequenza di riti perfetti, ma è solo con la donazione dell’intera esistenza che il nostro corpo diventa “tempio dello Spirito Santo” nel quale si celebra il “culto spirituale” perfetto e a Dio gradito. Per donarsi a Dio, afferma Paolo, bisogna non ristagnare nell’inerzia di “questo secolo”, ma proiettarsi in una scoperta continua, dinamica ed impegnata del futuro che la volontà di Dio ha già rivelato ed iniziato.
Dal Vangelo secondo Matteo (16,21-27)
In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.
Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: “Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai”. Ma egli, voltandosi, disse a Pietro:”Và dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”.
Allora Gesù disse ai suoi discepoli: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni”.