Domenica 23 Luglio
La prima lettura è tratta dal libro della Sapienza. Il contesto è dato dalla contemplazione dell’agire di Dio nella storia della salvezza, in modo particolare nell’esperienza della liberazione dall’Egitto. Gli eventi della Pasqua ebraica invitano Israele a imparare la logica di Dio che ha castigato sia gli Egiziani che i Cananei, in quanto peccatori. Ma il Suo castigo non era in vista della distruzione bensì della conversione. Se la pedagogia di Dio non ha funzionato è stato per la chiusura e la durezza del cuore dei nemici. Ci troviamo al vertice di questa amorosa contemplazione dell’agire di Dio che “giudica con mitezza e indulgenza” e che deve diventare norma per il credente, chiamato ad avere lo stesso atteggiamento di Dio nei confronti degli altri. Nello stesso tempo la possibilità del perdono che sgorga dal cuore di Dio è per gli uomini inesauribile “dolce speranza”, possibilità sempre nuova di ricominciare. Il Vangelo presenta la parabola della zizzania con quella del seme di senape e quella del lievito. Le ultime due sono collegate a quella più ampia della zizzania che fa da cornice alle due parabole stesse. Matteo rivolge questa parabola a ogni comunità credente chiamata a vivere la certezza che l’opera di Dio in Gesù si è definitivamente resa presente nella storia degli uomini. Quando la messe è matura spunta la zizzania; quando la salvezza è in azione, il male si fa strada. La tentazione più grande è quella di distruggere il male, ma Gesù dice: “No…, lasciate che l’una e l’altra crescano insieme…”.
La separazione tra ciò che è bene e male non appartiene al tempo degli uomini, ma al tempo di Dio. Il senso e il perché di tutto questo è rintracciabile nelle due parabole che sono al cuore della pericope: il seme di senapa e il lievito contengono in sé una potenza che diventa capace di proteggere, custodire, fermentare. La spiegazione della parabola della zizzania evidenzia come il Regno dei cieli, nell’attuale “già e non ancora”, è in continuo divenire fino al giorno del giudizio. L’oggi è il tempo della prova, della pazienza ma anche il tempo in cui si realizza la crescita e la trasformazione. La seconda lettura di Paolo diventa una parola di consolazione: in questa continua crescita del Regno i credenti non sono soli. Nella fatica della trasformazione, al gemito della creazione si unisce il gemito dello Spirito che aiuta a discernere nel cuore stesso dell’uomo i germi di bene, e intercede affinchè possano realizzarsi secondo il progetto di Dio.