Domenica 16 luglio
Dopo il discorso della Montagna e quello della Comunità, il Discorso in parabole del capitolo XIII rappresenta il terzo polo strutturale del Vangelo secondo Matteo che può essere riassunto nello schema seguente: a) Parabola del seminatore; b) Lo scopo delle parabole; c) La spiegazione della parabola. L’insistenza di questa pericope ruota intorno al tema della “comprensione” della parola a partire dalla stupenda parabola del seminatore. Gesù è un predicatore affascinante per l’elementarietà dei simboli e dei riferimenti che utilizza, richiamando alla mente la semplicità della vita palestinese: uccelli, gigli, passeri, il sole e la pioggia, le nubi, la tempesta, il seme e la spiga, la vite e l’albero, il tarlo e la ruggine, le pecore e le volpi…
In fondo si può parlare di Dio soltanto in immagini: il cuore indurito non è in grado nemmeno di cogliere l’evidenza di questi simboli perché il maligno ne deturpa il senso e si porta via anche i germi…
Il senso del brano rivela che- nonostante le avversità, il terreno cattivo e le erbacce- il raccolto alla fine è abbondante là dove il seme è attecchito. Nonostante le difficoltà e la fragilità della predicazione, alla fine il regno di Dio si presenterà nella sua pienezza inaspettata. La comprensione piena di questa parabola avviene dopo la Pasqua: solo lo Spirito Santo insegnerà ai discepoli a riconoscere oltre il simbolo, la realtà. E’ un tema che ritroviamo anche nell’oracolo conclusivo del libro del secondo Isaia: la Parola di Dio è efficace e la sua forza fecondatrice è simile alla pioggia tanto attesa dal contadino palestinese, celebrata nel “canto del raccolto” che oggi cantiamo nel salmo responsoriale. Gesù spiega la parabola spostando l’accento da Dio all’uomo, dal seminatore e dal seme al terreno, dalla contemplazione all’impegno esistenziale. L’ascolto, la comprensione del messaggio evangelico esprime l’adesione, l’amore operoso, l’accettazione della Parola di Dio e del Regno con le sue esigenze. Anche l’intera creazione è evocata da San Paolo nella lettera ai romani offerta alla nostra meditazione: l’universo è la testimonianza immediata della tensione dell’essere intero verso il centro di tutto che è Dio.
Dal Vangelo secondo Matteo (13,1-23)
Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia. Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: “Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti”.
Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: “Perché a loro parli con parabole?”. Egli rispose loro: “Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono. Così si compia per loro la profezia di Isaia che dice: “Udrete, si, ma non comprenderete, guarderete, si, ma non vedrete. Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile, sono diventati duri di orecchi e hanno chiuso gli occhi, perché non vedano con gli occhi, non ascoltino con gli orecchi e non comprendano con il cuore e non si convertano ed io li guarisca!”.
Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano.
In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono! Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada.
Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in se radici ed è incostante, sicchè, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno.
Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto.
Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno”.
Don Pino Esposito