La comunicazione come dono di Dio, per capire gli altri e noi stessi
"Non è la tecnologia che determina se la comunicazione è autentica o meno - ha detto Papa Francesco - ma il cuore dell’uomo e la sua capacità di usare bene i mezzi a sua disposizione. Le reti sociali sono capaci di favorire le relazioni e di promuovere il bene della società ma possono anche condurre ad un’ulteriore polarizzazione e divisione tra le persone e i gruppi".
Immagino spesso i tanti cambiamenti che le nuove tecnologie, ogni giorno sempre di più, stanno portando ai nostri modi di vivere e di metterci in relazione con i nostri simili. Noto atteggiamenti e diversità nei giovani, e non solo ormai, che sono intorno a noi e che vivono a volte con più attenzione la loro vita “virtuale” rispetto a quella reale che passa loro accanto. Nel quadro dell’ultima cena di Leonardo Da Vinci si può notare la vivacità, la dinamicità, il movimento di quei discepoli che con forza e vigore trascorrevano insieme un momento fondamentale della giornata come quello della cena, momento unico per conversare su quello che si era vissuto durante la giornata e condividerlo con gli altri in una comunione di interessi ed intenti. Cosa ne rimarrebbe di un momento così importante oggi non lo so, sarebbero forse i discepoli chiusi nelle loro vite virtuali magari aggiornando i vari profili dei loro social invece di vivere con pienezza la presenza di Gesù in mezzo a loro. Ieri come oggi la forza e la necessità della conversazione erano fondamentali per ogni atto: erano i discepoli che nelle piazze parlavano alla popolazione, era Gesù che predicava in mezzo alle genti. L’avvento dell’era digitale ha amplificato tutto questo poiché ha reso estremamente più semplice e veloce poter condividere i propri pensieri con il mondo. L’account twitter del Papa è uno dei più diffusi al mondo con cui, tra tanti altri mezzi di comunicazione, il santo Papa lancia pensieri e riflessioni sulla religione e l’attualità. Utile, indispensabile, ma non basta. Tempo fa sul suo profilo è apparsa questa riflessione: “Non sottovalutiamo il valore dell'esempio perché ha più forza di mille parole, di migliaia di “likes” o retweets, di mille video su Youtube”.
Gli esperti di comunicazione cominciano a rendersi conto, con preoccupazione, che quando parliamo con qualcuno tramite strumenti digitali (cellulare, mail, social) è come se ci mantenessimo a distanza di sicurezza, senza coinvolgere fino in fondo il nostro intimo. Come se recitassimo, controllando come ci presentiamo, cosa diciamo, le emozioni che mostriamo. A volte, per risolvere i problemi tra le persone, invece, può essere utile confrontarsi guardandosi faccia a faccia. Una conversazione reale è ricca, viva, caotica, esigente, imprevedibile, piena di segnali non verbali fortemente emotivi: il viso, gli occhi, la voce, il linguaggio del corpo, tutto esprime qualcosa. E così quando il digitale prende il sopravvento sulla realtà la vita si impoverisce, non riusciamo più a capire gli altri, si equivocano le intenzioni e il significato dei messaggi, ci si allontana dall’intimità. Diventiamo frammentati, superficiali ed ansiosi senza un continuo stimolo online, difficile così stabilire un contatto di sguardi, capire veramente gli altri, andare in profondità. Ma il virtuale non rappresenta mai totalmente il reale. Importante è invece non perdere quell’empatia, cioè la capacità di intuire le intenzioni dell’altro, che tra le tante caratteristiche ci qualifica come essere umani.
A conclusione della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali nel 2014 il Papa scriveva: “Internet può offrire maggiori possibilità di incontro e di solidarietà tra tutti, e questa è una cosa buona, è un dono di Dio. Esistono però aspetti problematici: la velocità dell'informazione supera la nostra capacità di riflessione e giudizio e non permette un'espressione di sé misurata e corretta. […] L'ambiente comunicativo può aiutarci a crescere o, al contrario, a disorientarci. Il desiderio di connessione digitale può finire per isolarci dal nostro prossimo, da chi ci sta più vicino. […] Questi limiti sono reali, tuttavia non giustificano un rifiuto dei media sociali; piuttosto ci ricordano che la comunicazione è, in definitiva, una conquista più umana che tecnologica”. A differenza di quello che credono molti i social non sono un mondo virtuale o uno spazio a sé, ma un'occasione di relazione. Dopotutto “Le meraviglie della moderna tecnologia sono un dono di Dio, che comporta una grande responsabilità”, ogni giorno quando usiamo queste meraviglie tecniche siamo noi che dobbiamo scegliere se farlo per avvicinarci agli altri o per allontanarci dal prossimo