Ripartire dall’umanità per realizzare il nostro “sviluppo umano integrale”
Don Pino Esposito Charitas - E' una rubrica nata per vivere la propria cristianità tutti i giorni, con umanità ed attenzione ai valori.
Ripartire dall’umanità occupandosi di migranti, di bisognosi, ammalati ed esclusi, di emarginati e vittime dei conflitti armati, di carcerati, disoccupati e di quanti hanno subito una qualche forma di schiavitù e tortura o la cui dignità è a rischio. Questi sono i compiti principali del nuovo dicastero voluto da una precisa volontà di Papa Francesco con l’obiettivo di costruire, a partire dalla Chiesa, percorsi altrettanto nuovi ed inediti di misericordia. “Sviluppo Umano Integrale” è il nome di tale Dicastero, istituito il 17 agosto 2016 ed entrato in funzione il primo gennaio 2017 sotto la guida del cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson. Lecito è domandarsi quale sia stata la necessità per il Papa e la Chiesa di creare un nuovo Dicastero, e la risposta è giunta proprio dal Santo Padre che ha voluto così razionalizzare le energie della Curia (facendo confluire quattro differenti pontifici consigli, ossia Giustizia e Pace, Cor Unum, Pastorale migranti e Operatori Sanitari) e mostrare che tanti ambiti fino ad ora divisi fanno parte alla fine dello stesso essere umano, da questo la visione integrale dell’uomo. E nonostante lo sviluppo integrale, alle soglie del terzo millennio, possa essere già riconosciuto da molti è un obiettivo ancora difficile da raggiungere. La Chiesa ci indica da sempre questo percorso, questa linea da seguire, come fosse una stella da raggiungere, ma sta a noi, non senza difficoltà nella vita di ogni giorno, determinare il nostro cammino, tendere a quella direzione cercando di non perderci davanti alle difficoltà del nostro viaggio, il nostro è un percorso intellettuale, non solo morale, verso la più profonda realizzazione di noi stessi e del progetto che Dio ha scelto per noi. Sviluppare il nostro io, riprendendo uno dei termini del nuovo dicastero, è aprirsi ad una crescita complessiva che sia fisica, spirituale, morale ed intellettuale e non tralasci nessuna di queste caratteristiche. Allo stesso tempo il messaggio di Dio è rivolto verso tutti, ogni uomo è il giusto destinatario, senza differenze alcune di religione o inclinazioni. Senza distinzioni e senza discriminazioni, siamo tutto figli di uno stesso Dio e tra figli non deve esistere alcuna gerarchia.
“In tutto il suo essere e il suo agire – scrive il Papa nel Motu Proprio “Humanam progressionem” - la Chiesa è chiamata a promuovere lo sviluppo integrale dell’uomo alla luce del Vangelo. Tale sviluppo si attua mediante la cura per i beni incommensurabili della giustizia, della pace e della salvaguardia del creato”.
Di fronte al fenomeno dei migranti, con cui nel nuovo Dicastero si troverà ad interagire in prima persona, ad tempus, direttamente Papa Francesco, il Pontefice ha parlato della “fantasia della misericordia” ossia una creatività morale ed intellettuale, nonché politica, in cui la misericordia, vissuta come un’espressione di solidarietà, supera l’esclusione ed accetta l’inclusione forte del fatto che proprio la globalizzazione è stata la prima (tra tanti altri fenomeni) ad introdurre il movimento dei popoli. Non ci sono scontri di civiltà, nemmeno scontri di religioni, la sfida però è trovare il giusto equilibrio tra le varie forze in campo non dimenticando che l’odierna crisi è prima di tutto culturale e poi economica e finanziaria.
Ed una crisi così radicata rischia di trasformarsi in un cancro che si attacca al territorio e ai cittadini specie quando cresce nel tessuto sociale il fenomeno della corruzione che tanto è sentito e combattuto nelle parole del Santo Padre: la corruzione come fatto giuridico si accompagna, infatti, al deterioramento culturale di questo nostro cambiamento d’epoca. Proprio per questo la necessità più sentita è quella di un cambiamento radicale di mentalità e cultura cercando di trovare alternative alla corruzione, ponendo fiducia nella possibilità di cambiamento e miglioramento della nostra società spesso inquinata dal male. Al centro di una condivisa azione politica, economica, produttiva e culturale deve tornare ad esserci proprio l’integrità dell’essere umano. Occorre su questo aspetto aprirsi, quindi, ad una nuova mentalità in vista di un rinnovamento della cittadinanza secondo nuovi e condivisi criteri di giustizia e libertà.
Ciascuno di noi può contribuire a realizzare il proprio “sviluppo umano integrale” partendo proprio, nulla di impossibile, dal rispetto della dignità delle persone. Essere coerenti con ciò che si dice e ciò che si fa è già un buon punto di partenza, anche se vediamo ogni giorno quanto invece prevalga la società dell’immagine dove quello che conta sono solo le cose che mostriamo e diciamo anche quando poi non riusciamo a trasformar in realtà le nostre idee. Si potrebbe cominciar a cambiare e crescere anche da questo.