Il senso della settimana Santa: dalla Domenica delle palme alla Pasqua
La Domenica della Palme, anche detta Domenica della Passione del Signore, è, secondo il calendario liturgico cattolico, la Domenica che segna l’inizio della Settimana Santa e precede quella di Pasqua. Rappresenta gli ultimi giorni della vita di Gesù Cristo ed è osservata dai cattolici, dagli ortodossi e dai protestanti. La Domenica delle Palme rivela l’ingresso a Gerusalemme di Gesù che, come raccontato nel Vangelo secondo Giovanni, fu accolto da una folla festante, che lo salutò agitando rami di palme. L’evangelista Giovanni non scrive di rami di ulivo che, secondo gli storici, sarebbero stati introdotti nella tradizione popolare a causa della scarsità di palme in diverse aree del paese. Nell’Europa del Nord, ad esempio, si utilizzano fiori e foglie intrecciate. Durante il giorno della Domenica delle Palme si usa scambiarsi ramoscelli di ulivo benedetti in segno di pace e prosperità. Il giorno della Domenica della passione del Signore si svolge una lunga messa in cui, oltre alla benedizione dei rami di ulivo, viene letta la passione di Gesù, quando la folla lo accolse al grido di Osanna, la stessa folla che pochi giorni dopo gridò: “Crocifiggetelo!”. L’ingresso del Messia a Gerusalemme è raccontato sotto diversi aspetti. Secondo il Vangelo di Giovanni la folla agita i rami di palma per accogliere Gesù, mentre nei Vangeli di Matteo e Marco il popolo agita rami di alberi. La sera prima del suo arrivo trionfale Gesù si trovava a Gerusalemme con gli apostoli e chiese un’asina come simbolo di umiltà e mitezza. Dalla Domenica delle palme, dunque, prende il via la Settimana Santa con tutti i suoi riti, che si susseguono fino alla Pasqua, con il triduo pasquale che parte dal giorno del Giovedì Santo, ricordo dell’istituzione dell’Eucaristia, con il Venerdì Santo quando si ripete la Via Crucis, in ricordo della Passione e morte di Gesù, fino alla veglia della notte Santa, il Sabato Santo, che rappresenta il momento culminante degli eventi pasquali.
Nella vita di noi Cristiani, tutto parte e tutto porta alla Pasqua, è essa, infatti, la festa più antica dell’anno liturgico, che scandisce, inoltre, il tempo della vita cristiana. Per capire l’importanza di questo evento basti pensare che, nei primi tre secoli della vita della Chiesa, la Pasqua è stata l’unica festa annuale della comunità cristiana nella quale si faceva memoria della Passione, della Morte e della Risurrezione di Cristo , che è evangelicamente il centro della nostra fede. Riferendosi alla Domenica delle Palme, che inizia ufficialmente la settimana Santa, come già detto, Papa Francesco ha posto l’accento sulla dualità di questa giornata: “ha un doppio sapore, dolce e amaro: in essa celebriamo il Signore, che entra osannato in Gerusalemme e, nello stesso tempo, viene proclamato il racconto evangelico della sua Passione. […] Per questo il nostro cuore sente lo struggente contrasto, e prova in qualche minima misura ciò che dovette sentire Gesù nel suo cuore in quel giorno, giorno in cui gioì con i suoi amici e pianse su Gerusalemme. […] Questo Gesù non è un illuso che sparge illusioni, un profeta ‘new age’, un venditore di fumo, tutt’altro: è un Messia ben determinato, con la fisionomia concreta del servo, il servo di Dio e dell’uomo che va alla passione; è il grande Paziente del dolore umano”.
Il Papa predica il senso della crocifissione e, proprio in queste giornate macchiate da efferati attacchi disumani contro tanti poveri Cristi innocenti, rivolge una preghiera particolare proprio per quella persone che hanno perso la vita in questi eventi e alle persone che hanno perso delle persone care per violenze, guerre o abusi. Per noi , come per i discepoli, vale lo stesso discorso fatto da Gesù “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. Come sottolinea anche il Papa: “Sopportiamo con pazienza la nostra croce, guardando a Lui, accettando di portarla giorno per giorno.” La figura di Gesù, infatti, non è astratta , ma presente oggi come ieri in tanti nostri fratelli e sorelle che patiscono sofferenze come Lui, soffrendo per le guerre e il terrorismo, per le malattie, per i drammi familiari, per un lavoro da schiavi. In ognuna di queste persone vive un Gesù che chiede di essere guardato, riconosciuto, amato. Riguardando l’entrata di Gesù a Gerusalemme sappiamo quale sarà la sua strada futura, la strada di Gesù è la via della Croce, ed è una strada che interessa tutti noi. Continua Papa Francesco: “Per seguire fedelmente Gesù, chiediamo la grazia di farlo non a parole, ma nei fatti, e di avere la pazienza di sopportare la nostra croce: di non rifiutarla, non buttarla via, ma, guardando Lui, accettarla e portarla, giorno per giorno”.
