Venerdì santo
Il mistero della Passione e della Morte di Gesù è l’evento centrale che viene adorato il Venerdì Santo attraverso un’azione liturgica tutta particolare. Non si tratta certo di celebrare un funerale, ma di contemplare il compiersi di un mistero in cui la morte di Cristo ci chiede di abbandonare le nostre conoscenze per essere condotti attraverso la contemplazione di Cristo al volto agognato del Padre. Proprio nell’ambito di una vicenda così dolorosa e forse lontana dalle nostre attese, si rivela paradossalmente la sua gloria. Attraverso la liturgia della Parola siamo condotti per mano ed introdotti in una nuova conoscenza: ci è chiesto di fissare il volto di Dio senza possederlo, ma lasciandoci possedere da Lui per abitare senza paura il mistero pasquale della nostra vita. Il cosiddetto quarto canto del Servo del Signore è il testo con cui Gesù interpretò la sua opera e la sua morte. Il ricordo della vicenda del giusto ingiustamente condannato a morte diventa occasione di rilettura e di conversione da parte degli stessi artefici del suo dolore, i quali prendono così coscienza della loro colpevolezza ed entrano in una nuova logica, quella divina. La seconda lettura presenta la consacrazione di Gesù a sommo sacerdote dell’intera umanità attraverso la sofferenza e la morte. Infine il racconto assolutamente originale della passione di Gesù secondo Giovanni ci guida a scoprire in ogni particolare un vero e proprio cammino di intronizzazione regale. Gesù appare come un re che sale sulla croce come sopra un trono da cui può esercitare il suo potere di vita e di salvezza: Egli vive la sua morte non come fine, ma come il compimento dell’opera di rivelazione del Padre. La croce è il sigillo di una vita donata fino alle estreme conseguenze dell’amore, è un esodo verso il Padre, che- con la consegna dello Spirito- realizza in pienezza il mistero pasquale.