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Corridoio umanitari: “Piccola goccia per restituire il futuro ai migranti”

Ancora una volta davanti ai nostri occhi immagini terribili, decine e decine di corpi gettati dal mare su una spiaggia libica… Neppure l’accordo stipulato dal nostro Governo con i libici ha potuto niente (accordo tra l’altro criticato perché prevede la permanenza dei migranti nei campi profughi in Libia, dove le condizioni sono precarie, si parla di violenze ed altro), centinaia e centinaia di persone cercano in ogni modo di partire.

Come ha affermato Papa Francesco parlando al Forum migrazioni e pace: “I flussi migratori contemporanei costituiscono il più vasto movimento di persone, se non di popoli, di tutti i tempi. Si tratta, in gran parte dei casi, di spostamenti forzati causati da conflitti, disastri naturali, persecuzioni, cambiamenti climatici, violenze, povertà estrema e condizioni di vita indegne” ed ha poi proseguito “La nostra risposta di uomini e di cristiani deve essere: Accogliere, proteggere, promuovere ed integrare.”

Eppure assistiamo, da un lato, ad un crescente rifiuto verso i migranti con i muri che ad Est, come in Ungheria, o a Nord, come in Francia, vorrebbero fermarli, o come i partiti che vorrebbero respingerli, ma vediamo anche crescere il numero di associazioni che si pongono proprio l’obiettivo di aiutarli. Tra queste iniziative, una che sembra proporre soluzioni concrete è quella dei corridoi umanitari. Si tratta di un Progetto-pilota gestito dalla comunità di Sant’Egidio insieme alla Federazione Chiese Evangeliche in Italia (per loro nell’ambito del progetto “Mediterranean Hope”) e insieme alla Tavola Valdese. Il protocollo d’intesa è stato sottoscritto dal Ministero degli Affari Esteri e dalla Cooperazione Internazionale - Direzione Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie e dal Ministero dell’Interno -  Dipartimento per le libertà Civili e l’Immigrazione. Questo progetto interpreta il sentire del Papa che ha affermato: “Per quanti fuggono da guerre e persecuzioni terribili, spesso intrappolati nelle spire di organizzazioni criminali senza scrupoli, occorre aprire canali umanitari accessibili e sicuri.” Anche la CEI, nella persona del Segretario Nunzio Galantino ha firmato un accordo con il Governo italiano per l’avvio di corridoi umanitari.

In questa occasione Monsignor Galantino ha affermato: “Troppo spesso ci troviamo a piangere le vittime dei naufragi in mare, senza avere il coraggio di provare a cambiare le cose: questo Protocollo consentirà un ingresso legale e sicuro a donne, uomini e bambini che vivono da anni nei campi profughi etiopi in condizioni di grande precarietà materiale ed esistenziale”. Il Protocollo prevede nei prossimi mesi l’arrivo di 500 profughi eritrei, somali, sudanesi.

Si è scelto di partire dall’Etiopia perché lì è maggiore il numero di profughi (più di 670.000 rifugiati) e le condizioni di vita precarie. Il progetto è autofinanziato dalla Chiesa cattolica con i fondi dell’8 per 1000 e come l’altro Progetto-pilota si pone vari obiettivi. Innanzitutto impedire lo sfruttamento dei trafficanti di esseri umani (che oggi lucrano miliardi sulla sofferenza e sono privi di scrupoli nel loro agire), e dare un ingresso legale con visto umanitario. Questo richiede un intervento già nei campi profughi dove vengono individuate le persone in condizioni di particolare vulnerabilità, per motivi di salute, età o situazioni di pericolo. Vengono poi coinvolti i consolati, il Ministero degli Interni che, dopo i controlli, concede un visto a validità territoriale limitata, ovvero valido solo per l’Italia.

È, quindi, un visto sicuro che condurrà nel nostro Paese persone che poi saranno aiutate in ogni momento. Prevede circa mille arrivi in due anni dai campi profughi del Marocco, Libano, Etiopia, che raccolgono persone in fuga dalle aree circostanti, quasi sempre dilaniate da guerre e guerre civili, i quali verranno ospitati in strutture o case finanziate dalle associazioni e dalle chiese. Nel campo libanese di Tel Abbas, per esempio, è prezioso il contributo della Comunità Papa Giovanni XXIII. Il percorso prevede, inoltre, un programma di integrazione che parte dall’insegnamento della lingua italiana, dalla scolarizzazione dei minori e dalla conoscenza delle leggi del nostro paese che li ospita (a tal fine verrà fornita ad ogni migrante una copia della Costituzione italiana tradotta nella loro lingua). Verranno poi aiutati nella ricerca di un lavoro. Un punto di forza di questo progetto è l’accoglienza diffusa che evita i pericoli ed i rischi dei grossi centri di raccolta. Inoltre, come ha affermato Elio Blandamura della Croce Rossa: “I corridoi umanitari sono un modo per custodire l’identità delle persone sin dalla partenza dal paese di origine per far sì che i viaggi verso l’Europa, che spesso sono viaggi di morte, non siano anche viaggi dell’oblio.” Dopo una prima famiglia, giunte in anticipo per motivi di salute, il primo gruppo arriverà da Beirut a Roma il 29 Febbraio (saranno 93 profughi di cui 41 minori). Sono piccoli numeri, certo, di fronte alla vastità del problema, ma è un modello che si potrebbe riproporre nella altre Nazioni, proprio perché sicuro e senza oneri per i Paesi ospitanti che, anzi, potranno arricchirsi per il contributo di queste persone, perché la civiltà cresce proprio con gli scambi tra popoli come è avvenuto nel corso dei secoli e come continuerà ad avvenire. 

Don Pino Esposito

Don Pino Esposito - Corridoi umanitari

Don Pino Esposito Foto di Don Pino Esposito Parroco delle Parrocchie della SS.Trinità in San Donato di Ninea, di Santa Rosalia, e del SS. Salvatore in Policastrello
       
      S.Donato di Ninea,       Italia    
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