Domenica delle Palme
La liturgia di questa domenica introduce nella settimana delle settimane, vertice e centro dell’itinerario catecumenale e cristiano. La processione con le palme che apre la celebrazione non è semplicemente una commemorazione dell’entrata di Gesù a Gerusalemme, ma reale ingresso del Cristo con tutto il suo popolo nel mistero della Pasqua.
Nel servo mite e sofferente totalmente affidato a Dio nella prova sono anticipati i tratti del Figlio che “apparso in forma umana umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte, e alla morte di croce”.
La sua passione rivela che il compimento delle Scritture avviene secondo la logica scandalosa e rovesciata di Dio, che salva dalla morte consegnandosi alla morte. La croce è l’apice della più completa incomprensione e abbandono del Figlio. “Se sei Figlio di Dio…” è la parola che risuona con maggiore insistenza durante tutta la passione, negando l’identità più profonda di Gesù, che è la figliolanza e la comunione con il Padre.
Se Dio fosse suo Padre, lo salverebbe dalla morte. Ma il Vangelo di Matteo vuole mostrare che proprio in quella morte del Crocifisso si compiono tutte le profezie e il Figlio si rivela tale per il suo abbandonarsi fiducioso nella mani di Colui che non l’abbandona.
La croce quindi teofania, rivelazione più alta e insospettata del volto di Dio che è amore, comunione che varca il confine della morte. E nel momento in cui il Cristo muore, si intravedono i segni della sua vittoria: il velo del tempio è lacerato, il Figlio è riconosciuto, la terra scossa, i morti fatti risorgere dai sepolcri aperti.
La morte porta già i segni della vita.
Dal Vangelo secondo Matteo (21,1-11)
Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètface, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due discepoli, dicendo loro: “Andate nel villaggio di fronte a voi e subito troverete un asina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e conduceteli da me. E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà indietro subito”. Ora questo avvenne perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: “Dite alla figlia di Sion: “Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su un asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma”.
I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: condussero l’asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada. La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva, gridava: “Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!”.
Mentre egli entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione e diceva: “Chi è costui?”. E la folla rispondeva: “Questi è il profeta Gesù, da Nazaret di Galilea”.
