Quaresima: Le tentazioni di Gesù e le nostre non sono poi così differenti
Come ormai sapete in questa rubrica, Don Pino Esposito - Charitas, affronto tutti gli aspetti del vivere quotidianamente la cristianità. Cosa c'è di più quotidiano delle tentazioni? Il periodo della Quaresima mi permette di introdurre questo argomento con il giusto spirito.
Durante la Quaresima ogni anno siamo invitati a riflettere sulla lotta di Gesù contro il Maligno e sulle tante seduzioni che possono farci fare scelte sbagliate. Dobbiamo far nostro l’insegnamento di Gesù per trovare un’indicazione anche per la nostra vita. Il racconto delle tentazioni ci chiama al lavoro mai finito di mettere ordine nelle nostre scelte, a scegliere come vivere. Le tentazioni di Gesù sono anche le nostre: investono l'intero mondo delle relazioni quotidiane.
“Non di solo pane vive l’uomo” dice la Bibbia. Faticare per assicurare il pane alla famiglia, per avere una casa dignitosa, una certa sicurezza economica è giusto, ma si rischia di sprofondare, se ci si affida totalmente ai beni terreni, in un cieco materialismo che fa del benessere lo scopo della vita, e che ci porta a pensare che l’importante per l’uomo sia solo mangiare, bere, divertirsi pensando solo alle proprie comodità. Non è immaginabile credere che i figli si facciano crescere bene coprendoli di ogni ben di Dio. Bisogna capire che, al di là della sazietà materiale, ci sono cose ben più importanti. Credere che l’uomo non abbia esigenze spirituali è qualcosa di profondamente sbagliato, anzi senza queste la vita risulta arida e insopportabile perché non si trova così un senso grande alle fatiche e alle inevitabili pene dell’esistenza. Durante questa Quaresima dovremo, quindi, ripetere più volte dentro di noi “Non di solo pane vive l’uomo”. Anche se non possiamo essere santi, cerchiamo almeno di essere furbi, non lasciandoci incantare dal materialismo che non fa il bene della società, ma la rende opaca, volgare e vuota.
Durante la sua vita Gesù venne più volte tentato dal Maligno, che cercò di farlo desistere dal suo cammino e da una vita piena di sacrificio e di fatica per convincere la gente a seguirlo e ad abbracciare il pensiero del Padre. Anni e anni di apostolato tra le genti che facevano fatica a volte a seguirlo e ad impegnarsi in nome di Dio. E così il tentatore invogliava Gesù a compiere atti miracolosi pieni di fascino e grandezza in maniera tale da incantare ed affascinare il popolo, così da conquistarlo e portarlo a seguirlo come un vero esercito. “Perché vuoi servire come una madre questa gente che ammira solo chi ha prestigio, che non stima chi la ama, ma chi appare carico di vanità?” questo veniva chiesto a Gesù. Che questa Quaresima, quindi, ci serva anche per ragionare in maniera seria sui danni incalcolabili della vanità, di questa voglia di apparire che rende capaci di vendere le cose più care. Ci renda capaci di stimare non chi ama la bella figura, chi vive come un attaccapanni cercando sempre nuovi vestiti per fare colpo, ma chi ama la semplicità, la cordialità, l’amicizia e l’accoglienza. Ci sia concesso di capire sempre meglio che la vanità è una gran brutta bestia che scatena gelosie, invidie, battaglie e chiusure con conseguenze spesso tragiche.
Con le sue parole piene di tentazione, il Maligno chiede, quindi, a Gesù di cambiare il mondo con il potere, di dominarlo, di farsi seguire mostrando la vera forza, di sottomettere tutto il popolo, di usare la grande potenza di Dio per prendere il controllo del mondo intero. Ma l’insegnamento di Gesù non è questo che vuole portarci a pensare. Gesù non ha mai usato il potere divino che aveva per fare i suoi interessi o per schiacciare e sottomettere gli uomini. Ha voluto essere lui stesso il primo Servo di Dio e servitore di tutti gli uomini di ogni sesso, etnia, nazionalità del mondo. Gesù ha voluto più essere cercato per amore che essere obbedito per paura della sua forza. Prego e mi auguro, quindi, che ci sia concesso di mettere a servizio degli altri le nostre doti, le nostre capacità, anche quelle ancora inespresse. Sarebbe bello che il nostro ruolo nel mondo, sia esso quello di padre, madre, insegnante, autorità politica o amministrativa o qualsiasi altro incarico, lo prendessimo non come un motivo di dominio, ma come una chiamata al servizio per il bene delle persone di cui siamo responsabili. Gesù ci dice: “Adorerai il Signore Dio tuo e Lui servirai” Adorando soltanto il Signore eviteremo di adorare tanti palloni gonfiati, non saremo ridicoli fanatici di piccoli idoli e saremo protetti dalla tentazione di voler apparire superuomini. Soprattutto saremo felici come Gesù che ha detto: “C’è più gioia nel dare che nel ricevere”.
Resistere alla seduzione delle tentazioni è possibile solo “quando si ascolta la Parola di Gesù”. L’affermazione è di Papa Francesco durante una delle sue passate omelie della Messa svolte dentro Casa S. Marta. “Nonostante le nostre debolezze - ha ripetuto il Papa - Cristo ci dà sempre fiducia e ci schiude un orizzonte più ampio dei nostri limiti.” La verità è che non è mai Dio a tentare l’uomo, bensì le sue passioni. Inoltre, prosegue Papa Francesco, la tentazione “cerca un altro per farsi compagnia, contagia” e “in questo crescere e contagiare, la tentazione ci chiude in un ambiente da dove non si può uscire con facilità”. E così, quando noi siamo in tentazione, non sentiamo la Parola di Dio: non sentiamo. Non capiamo. Quando noi siamo in tentazione, soltanto la Parola di Dio, la Parola di Gesù ci salva. Il tempo di Quaresima, dunque, deve essere tempo di penitenza e di progresso spirituale; pur essendo al tempo stesso di tentazione, deve portare alla fine, e soprattutto, il tempo della vittoria sul male e sul peccato.
