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San Giovanni Bosco. Il sacerdote dei giovani - di Don Pino Esposito

1. Il sacerdote dei giovani

Giovanni Melchiorre Bosco è nato il 16 agosto 1815, da una famiglia di origine contadina. La biografia “ufficiale” indica come data di nascita il giorno precedente, festa religiosa dell'Assunta, particolarmente significativa per prefigurare il percorso di santità che condurrà Don Bosco alla successiva canonizzazione. Tuttavia, i registri parrocchiali di Castelnuovo d'Asti (dal 1930 Castelnuovo Don Bosco) indicano il 16 di agosto, festa di San Rocco, comunque importante. Il duro lavoro nelle cascine non gli impedì di proseguire gli studi ed entrare in seminario, per essere poi ordinato sacerdote dall'arcivescovo di Torino Luigi Fransoni, il 5 giugno 1841. La frequentazione della popolazione giovanile della città e, soprattutto, l’assistenza spirituale ai giovani delle carceri cittadine lo spinsero a cercare di provvedere concretamente ai bisogni educativi e spirituali delle masse giovanili popolari: il suo primo obiettivo fu la creazione di oratori dapprima itineranti, poi stabili, in cui i ragazzi potessero studiare un mestiere e avvicinarsi alla pratica dei principi cristiani. Numerosi furono i sostegni che, dopo le iniziali diffidenze, egli riuscì ad ottenere sin nei piani più alti del governo del Regno di Sardegna e della gerarchia ecclesiastica.

 

2. Mediatore e diplomatico

Il santo fondatore delle Congregazioni dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice è più che noto per la sua attività pastorale e per lo spessore morale e religioso, tuttavia non faremmo pienamente onore a questa straordinaria figura del XIX secolo se non considerassimo un aspetto meno conosciuto della sua azione, ovvero quello di mediatore e diplomatico in via non ufficiale che segnò gli anni travagliati dei rapporti tra Stato e Chiesa all’ombra della nascita del Regno d’Italia.

Nel febbraio-aprile del 1858 lo troviamo a Roma. Direttore delle «Letture cattoliche» e di fiorenti oratori giovanili, oltre ad essere preceduto dalla fama di degno e severo religioso, Don Bosco ottenne subito alcune udienze pontificie, durante le quali ebbe modo di incontrare il favore di Pio IX per tutti i suoi progetti, tra i quali, l’anno successivo, realizzerà quello di dare inizio ufficiale alla Società di S. Francesco di Sales, insieme ad altri diciotto ecclesiastici e laici, il 18 dicembre del 1859.  A questo periodo risale anche l’inizio della sua attività diplomatica non ufficiale in seno alla politica ecclesiastica del Regno di Sardegna e, successivamente, del Regno d’Italia.

Il suo intervento in alcune questioni politiche si realizza all’ombra delle numerose attività pastorali da lui condotte con risolutezza e carità tra le masse giovanili e popolari che gli guadagnarono, dopo tante difficoltà e diffidenze, la stima e la fiducia  di molte alte personalità cattoliche e laiche, nel pieno rispetto delle diverse posizioni, e lo posero in una condizione privilegiata per intrecciare rapporti con alcuni dei protagonisti della scena politica dell’epoca come il Re Vittorio Emanuele, Camillo Benso conte di Cavour, Urbano Rattazzi, Alfonso La Marmora, Giovanni Lanza, Marco Minghetti, Pio IX, il cardinal Segretario di Stato della Santa Sede Antonelli, ecc. Del resto, numerose le attestazioni di stima nei suoi confronti da parte di uomini politici e illustri contemporanei, tra le quali si ricordano le seguenti:

«Oh! Si usi un po’ di riguardo a questo povero D. Bosco […] Ho sempre voluto bene io a D. Bosco e gliene voglio ancora» (Conte Camillo Cavour[1]);

«Ma lasciatelo un po’ stare tranquillo Don Bosco. È un prete che fa del bene» (Generale Giuseppe Garibaldi[2]);

«Quando vuole parlarmi, non occorre che domandi udienza; venga pure e si faccia solamente annunziare; voglio che ci trattiamo da amici» (Agostino Depretis[3]);

«Il Ministro, appena udì il mio nome, venne sulla porta del Gabinetto, dicendo, dicendo: “Venga, o caro signor Don Bosco, venga pure avanti; per lei non c’è anticamera» (Francesco Crispi[4]).

E ancora, da alcune lettere del guardasigilli Paolo Onorato Vigliani:

«A Lei che è ottimo Sacerdote e onorato cittadino […] Se tutto il clero fosse animato dai prudenti e moderati di lei sentimenti, in tutto degni di un virtuoso Sacerdote e di un buon suddito […] Il cielo continui a benedire e prosperare le molte di Lei opere di carità e La conservi al bene della Chiesa ed anche dello Stato»[5].

Grazie allo spessore della sua figura ed alle sue capacità di mediatore, negli anni Sessanta del XIX egli si offrì come episodico punto di raccordo tra le due parti in conflitto, ovvero il neonato Stato italiano e il papato.

Poco nota è, infatti, la sua attività di mediazione ufficiosa e del tutto confidenziale svolta fra i vertici della curia romana e dei governi piemontese e poi italiano su varie questioni, tra le quali spiccano quella delle nomine di vescovi nelle sedi vacanti e della correlata concessione della temporalità (ovvero della presa di possesso dei beni della mensa episcopale) agli stessi nella c.d. questione dell’exequatur.

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Don Pino Esposito - San Giovanni Bosco. Il sacerdote dei giovani

Don Pino Esposito Foto di Don Pino Esposito Parroco delle Parrocchie della SS.Trinità in San Donato di Ninea, di Santa Rosalia, e del SS. Salvatore in Policastrello
       
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