Don Pino Esposito - Charitas - Settimana per l’unità dei cristiani
Altro appuntamento con la mia rubrica Don Pino Esposito - Charitas, un viaggio per aiutare le persone a ritrovare Cristo anche nelle piccole cose e nei gesti quotidiani e saperlo riconoscere nelle nostre giornate.
Si è conclusa, nell’emisfero Nord, il 25 gennaio 2017 la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che si è tenuta dal 18 (festa della Cattedra di S.Pietro) al 25 Gennaio (conversione di San Paolo), mentre nell’emisfero Sud si celebrerà in altre date (in genere per la Pentecoste). Questa è una iniziativa ecumenica di preghiera in cui tutte le confessioni cristiane pregano insieme per il raggiungimento della piena unità che è il volere di Cristo stesso. A Roma si è conclusa nella Basilica in San Paolo Fuori le Mura ai Secondi Vespri, appunto della Festa della conversione di San Paolo, con la presenza del Papa e dei delegati delle varie confessioni cristiane: l’arcivescovo-metropolita ortodosso d’Italia e Malta Gennadios Zervos (per il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli) e il rappresentante arcivescovo di Canterbury e direttore del Centro Anglicano a Roma, David Moxon.
La frase che è stata scelta come tema per questa settimana di preghiera è stata: “L’amore di Cristo ci spinge verso la riconciliazione” (Corinzi, cap.5, 14-20) ed i materiali sono stati preparati dalle Chiese Cristiane Tedesche (con l’attività delle Comunità di lavoro delle Chiese cristiane in Germania (ACK) insieme alla Commissione internazionale. Sono stati scelti due punti da proporre per la meditazione: il primo la “celebrazione dell’amore e della Grazia di Dio” ed il secondo “l’accento penitenziale” nel riconoscimento delle divisioni che, dopo la Riforma del 1517, hanno provocato tanto dolore e tante guerre che hanno sconvolto l’Europa. Eppure i grandi riformatori, sia quelli che abbandonarono la Chiesa Cattolica, come Lutero, Zwingli, Calvino e quelli che vi rimasero, come Ignazio Da Loyola, Francesco di Sales e Carlo Borromeo, volevano solo eliminare gli errori che avevano deturpato la Chiesa. La debolezza umana, però, portò alla lacerazione, alle guerre e ad una divisione che ancora permane. Eppure il desiderio più grande di Gesù era proprio quello dell’Unità e lo espresse più volte: “Padre, fa che tutti siano una cosa sola.” Ancora oggi noi cristiani siamo divisi nei canti, nelle forme di preghiera, nei modi di vita, ma il cammino ecumenico iniziato più di cinquanta anni fa, ha dato, nonostante le difficoltà, tanti risultati. Quest’anno è stato scelto un modo simbolico molto significativo per indicare tutto questo. La prima sera di preghiera sotto la Croce e davanti ad un cero, che rappresentava la luce di Cristo, è stato eretto un muro, con scatole che simboleggiavano mattoni in cui erano scritti i peccati che ci hanno divisi nei secoli: “persecuzione, intolleranza, guerre di religione, false accuse, discriminazione, odio e disprezzo, abuso di potere, indifferenza, intolleranza, estraniamento, isolamento, unione spezzata, orgoglio, mancanza di amore, divisione”. Un muro talmente alto da nascondere la luce di Cristo. Poi sera dopo sera, durante la preghiera sono stati rimossi mattoni e posti a formare a terra una grande croce. La rimozione dell’ultimo mattone l’ultima sera ha permesso alla luce di Cristo di illuminare l’assemblea, così da rendere viva la frase: “L’Amore di Cristo ci spinge”. ossia l’amore che Cristo ha avuto per noi (sino a morire) ci spinge alla riconciliazione. Questa è veramente dono di Dio più che sforzo dei credenti, ma a noi richiede di vincere il male con il bene (il bene dell’amore, della preghiera, della speranza). Il Papa al termine della celebrazione ha invitato a non smettere di pregare perché i Cristiani spinti dall’amore di Cristo e guidati dallo Spirito Santo diventino “testimoni di speranza”. “Andiamo avanti nel nostro cammino di riconciliazione - ha affermato - e di dialogo verso un avvenire nuovo in cui le divisioni si potranno superare e i cristiani saranno pienamente e visibilmente uniti.” La riconciliazione tra Dio e l’umanità è il fulcro della nostra fede cristiana. L’apostolo Paolo era convinto che l’amore di Cristo ci spinge a portare la riconciliazione di Dio in ogni aspetto della vita. Il Papa ha affermato anche che la riconciliazione può avvenire solo imparando gli uni dagli altri e superando l’autoreferenzialità. Ha ricordato i 500 anni della Riforma (dopo il suo storico viaggio in Svezia) affermando che il fatto che queste celebrazioni non siano più motivo di divisione è un dono dello Spirito. Tanti altri sono i doni dello Spirito.
Quando i cristiani si lasciano guidare i frutti non mancano. Un esempio concreto vissuto in questi ultimi mesi è quanto fatto dalle Chiese cristiane per l’accoglienza ai rifugiati (con l’opera delle chiese tedesche) e l’apertura del corridoio umanitario a opera della Comunità di Sant’Egidio e delle Chiese evangeliche in Italia e della Tavola Valdese. Veramente i Cristiani debbono essere costruttori di ponti tra i popoli e lasciarsi guidare dalla comune fede in Gesù Cristo. Mi piace concludere questi cenni ricordando come sia iniziato questo cammino di preghiera. Le prime ipotesi si erano avute già nel XVIII secolo, ma nel 1908 nacque in ambito protestante per opera del reverendo episcoliano Paul Wattson a Graymoor (New York) come ottavario per l’unità della Chiesa. Nel 1926 il movimento Fede e Costituzione diede avvio alla pubblicazione dei “Suggerimenti per l’ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani” e nel 1935 l’abate Paul Couturier, in Francia, promosse la “Settimana universale di preghiera per l’unità dei cristiani.” Nel 1958 il Centre Oecuménique Unité Chrétienne di Lione preparava il materiale per la settimana di preghiera. Dal 1968, poi, il tema e i testi per la preghiera sono elaborati congiuntamente dalla commissione Fede e Costituzione del Consiglio Ecumenico delle Chiese per protestanti e ortodossi, e dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani per i cattolici. Nel 2008 si sono tenute solenni celebrazioni per il centenario del primo ottavario. Debbo dire che di queste settimane di preghiera uno dei frutti più belli è la conoscenza reciproca, con rapporti di stima e rispetto che crescono di anno in anno e tra i momenti più toccanti sono la recita comune del “Padre nostro” e la benedizione congiunta finale da parte dei padri e dei pastori che invocavano su tutti lo Spirito Santo. Questo è quanto speriamo: camminare insieme guidati solo da lui.