Don Pino Esposito - Charitas
“Caritas e Charitas” nella tradizione Cristiana
Ho deciso di dare vita a questa rubrica per aiutare le persone a ritrovare Cristo anche nelle piccole cose e nei gesti quotidiani. Saperlo riconoscere nelle nostre giornate. Giornate apparentemente tutte uguali, solitamente prive di eventi clamorosi o straordinarie eppure tutte piene di vere e proprie gesta eroiche. I piccoli ed impercettibili eroismi che ci riguardano e di cui siamo capaci. Sorridere anche quando siamo stanchi, prestare attenzione ai problemi del prossimo, sistemare con fatica la nostra casa, intraprendere un trasloco, cambiare lavoro. Tutto questo per Dio ha un grande valore. Qui Dio ci aspetta, dobbiamo saperlo riconoscere, mostrargli il nostro amore. Questa mia rubrica non è riservata a persone speciali. Dio si aspetta amore da tutti. Dall’imprenditore immerso in delicate trattative, dal chirurgo che ogni giorno affronta le tragedie della vita appesa ad un filo, dal commerciante che è costretto a chiudere per la crisi economica, alla segretaria che passa le ore davanti al computer, allo studente che deve affrontare quattro esami nella prossima sessione. Tutti chiamati a riconoscere Dio nelle piccole e grandi cose, rivolgendosi a lui come un padre, confidandogli i nostri più intimi segreti e ricevere da lui la risposta più appropriata. Quante volte mi è stato chiesto "Don Pino come devo comportarmi?". Con chiarezza, in una lingua che rappresenti le persone semplici quanto quelle colte.
La parola “Carità” in italiano ha un duplice significato, di amore verso il prossimo e di amore di Dio per l’uomo. La parola carità deriva dal latino carus “caro” “amato”; essa fu scelta per tradurre in latino uno dei quattro termini che in greco esprimevano l’esperienza dell’amore e più precisamente il termine agàpê che si riferisce ad un rapporto d’amore che non è tra eguali, esso è da un lato amore disinteressato (indipendente dal valore della persona), e dall’altro, sentimento di riconoscenza. Il termine “carità” esprime meglio di ogni altro l’amore cristiano, ma spesso nel linguaggio comune è privato della sua specificità teologica perché con esso s’identifica il semplice atto dell’elemosina; «eppure la carità cristiana trae la sua origine dall’amore di Dio che attraverso Cristo e lo Spirito Santo ci è stato dato perché il cristiano possa riamare Dio ed il prossimo». (PADOVESE L., Dizionario teologico enciclopedico, Edizioni Piemme, Alessandria, 1993, pagg. 142-143.). Gian Battista Vico, invece, distingueva nettamente tra “Carus - Caritas” (dal latino “Carus - Careo” col valore di “caro, costoso, di alto prezzo” ma anche “carestia, scarsità”) e “Charus - Charitas” (col valore di: “grazioso, amabile, richiesto” e “grazia, amore di Dio”) poiché questi ultimi derivano dai termini greci: “charìeis” e “charis” (Xàpis). Stessa radice ha la parola “carìsma” (da caris - carità = grazia, amore disinteressato). La confusione tra i due significati nacque dalla commistione di due termini “Charitas” e “Caritas” avvenuta nel 1723 quando, a Modena, Ludovico Antonio Muratori pubblicò il “Trattato della carità cristiana in quanto essa è l’amore del prossimo”. Nel parlare di questo tema commise l’errore di usare la parola latina “Caritas” e non quella di origine greca “Charitas” che aveva un significato molto diverso. Criticato per questo, Muratori (che aveva anche fatto scrivere nella chiesa della Pomposa di Modena “Caritas”) nella “Prefazione ai lettori” difese il diritto ad usare il termine “caritas” per significare contemporaneamente il caro prezzo o la carestia e l’Amore di Dio e quello verso il prossimo, uso che è giunto sino a noi, tanto che il Papa emerito Benedetto XVI nella sua enciclica “Deus Caritas est” scelse il termine “Caritas” conforme ai passi del Nuovo Testamento (Paolo I ai Corinzi “Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei un bronzo risonante o un cembalo squillante […] La carità è paziente, è benigna la carità; la carità non invidia, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, ma si compiace della verità; tutto tollera, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta […]”, e Apocalisse 2,19 “Conosco le tue opere, la carità, la fede, il servizio e la costanza e so che le tue ultime opere sono migliori delle prime.”). Nella suddetta prefazione il Muratori scrisse: “Dico pertanto non vietar io a chicchessia lo scriver come lor par bene questa parola; ma dover egli no altresì permettere a me di scriverla, come io credo, meglio di loro; cioè secondo l’ortografia degli antichi scrittori della lingua latina…”. Sosteneva, inoltre, che l’uso dell’h (nella parola charitas) era nato nel medioevo, quando l’uso del latino stava decadendo, per paura che si potessero confondere, essendo scritte nella stessa maniera, la “Dilezione di Dio” e la “Carestia” e, in seguito, tanti studiosi, celebrati monaci, padri della Compagnia di Gesù avevano usato “Caritas” per indicare tanto l’Amore, quanto la Carestia. Concludeva, quindi, il Muratori: “Lasciamo questa frivola contesa… nulla importa lo scrivere più nell’una maniera, che nell’altra il santo nome della Carità… ma… ha da importare assaissimo al cristiano, lo scrivere ed imprimere nel suo cuore viva questa mirabile virtù e il praticarla nelle operazioni sue…”.
La parola carità ha, quindi, significati molto complessi, ma uno dei fondamentali la collega direttamente a Dio di cui è una caratteristica essenziale, già gli antichi padri affermavano: “Deus est charitas” ed anche: “Ubi charitas et amor, Deus ibi est” (ossia “dov’è carità e amore lì c’è Dio”). Ed ecco che la “Charitas” diviene spesso sinonimo di “Amor” e ambedue sono caratteristiche dello Spirito Santo che è fuoco di carità, fuoco di amore. L’amore, per essere tale, deve essere capace di donazione totale, di protezione della persona amata, di guida, così come si è manifestato l’amore di Dio per gli uomini. Quindi amore e carità coincidono in Dio e parlare di Charitas significa, pertanto, parlare della Grazia di Dio, dello Spirito Santo che agisce. La carità è anche una virtù dell’animo umano, ma per essere pienamente tale, esso deve essere aperto all’azione divina: solo allora diventa Amore di Dio per l’uomo e risposta dell’uomo all’Amore di Dio.