L’Anno Santo del 1925
Già nella Enciclica del nuovo Pontefice Pio XI, che subentrò a Benedetto XV, si trova traccia della sua volontà di indire il Giubileo per l’anno 1925. In essa, dal titolo “Ubi Arcano Dei”, il Papa si augura di vedere riuniti a Roma tutti i vescovi, come segno tangibile della unità cristiana.
Il Giubileo, soprattutto in un periodo in cui ancora non erano del tutto spenti gli echi del primo conflitto mondiale, serviva a diffondere tra i fedeli il programma assai vasto del Pontefice, spronando tutti al lavoro per superare le fatiche dell’apostolato cristiano. Per queste ragioni, Pio XI si accinse con slancio al compito, ricevendo continuamente i pellegrini, tenendo vari discorsi e celebrando, personalmente, lunghe e solenni funzioni.
La Bolla di indizione venne promulgata il 29 maggio, giorno dell’Ascensione e iniziava con le parole lette da Mons. Wilpert: “Infinita Dei Misericordia”. A questo atto seguirono tre costituzioni: la prima ricordava che durante tutto l’Anno Santo erano sospese le indulgenze fuori di Roma; la seconda stabiliva precetti per i confessori, mentre la terza si riferiva a coloro che, per svariati motivi, erano impossibilitati a ricevere l’Indulgenza. Inoltre, poiché il ripristino della società cristiana stava molto a cuore al papa, vennero fissati tre momenti essenziali per ottenere l’Indulgenza: la pace fra le genti, il ritorno degli acattolici alla Chiesa e la sistemazione della Terra Santa.
La macchina organizzativa del Giubileo fu molto efficiente; infatti sorsero speciali commissioni per gli alloggi, per l’assistenza spirituale, per la stampa, per la gestione finanziaria; il tutto per rendere il meno faticoso possibile l’arrivo dei pellegrini. Parallelamente a questa ansia di organizzare secondo criteri di efficienza lo svolgimento del Giubileo, si andavano sempre più infervorando i preparativi della Mostra Missionaria, ossia la raccolta e l’ordinamento di un materiale alquanto vario e nuovo. Questa mostra costituì l’elemento caratteristico di tale Giubileo e fu un elemento di richiamo per il mondo intero, diventando una meta obbligatoria per tutti i pellegrini giunti a Roma. L’apertura della Porta Santa fu seguita dalla solenne processione del Crocifisso e da un elevato numero di beatificazioni e canonizzazioni. In primo luogo quella di Teresa di Lisieux che dopo essere stata beatificata da Pio XI venne anche canonizzata.
Il Giubileo segnò anche un risveglio dell’attività religiosa in vari campi. In questo Anno Santo, infatti, si procedette alla posa della prima pietra all’Università Gregoriana, alla riapertura dell’Oratorio Secolare di San Filippo nell’Aula del Borromini e a molte altre cerimonie pubbliche caratterizzate da incontri tra le varie autorità ecclesiastiche. Il tutto si svolse con grande ordine e straordinario concorso di pellegrini, giunti non solo dall’Italia ma anche da altri Stati. La chiusura della Porta Santa ebbe luogo alla fine della mattinata del 24 dicembre, sebbene gli incontri con i fedeli continuassero anche nei giorni successivi. E certamente questo Anno Santo ha dimostrato quanto fossero forti, nonostante il clima tempestoso della guerra, l’unità dei cattolici e il proponimento di ognuno di superare, attraverso la preghiera, le possibili divergenze e i dissensi che potevano nascere tra popoli di lingua e stirpe diversa.