XXXI Domenica del tempo ordinario
Il racconto proposto dalla pagina evangelica odierna appartiene unicamente alla tradizione lucana. Insieme alla parabola del buon samaritano e del padre misericordioso, questo brano si può considerare un vangelo nel vangelo nel senso che ne esplicita le istanze fondamentali. Il centro del racconto si condensa in due poli magnetici: da una parte, il desiderio di vedere Cristo da parte di Zaccheo; dall’altra, lo sguardo di Gesù verso di lui. Zaccheo, descritto come capo dei pubblicani e ricco, è escluso dalla salvezza; secondo la Legge e rappresenta il caso impossibile per eccellenza. Tuttavia, egli cerca di vedere Gesù, si espone, compie dei gesti eloquenti, mostra un’iniziale disponibilità che incontra lo sguardo e l’accoglienza del Maestro. Gesù non chiede a Zaccheo la conversione previa prima di entrare in casa sua; gli offre, invece, la possibilità di incontrarlo. Il modo in cui Zaccheo accoglie Gesù è sottolineato da un’importante annotazione: pieno di gioia, gioia della salvezza, riverbero in terra della gioia che esplode in cielo dal cuore di Colui che vuole che tutti gli uomini siano salvati. Zaccheo, che ha passato la vita a fare i conti, adesso non calcola più e individua le conseguenze immediate legate al fatto di ospitare il Signore nella sua vita. Gesù si limita a constatare i fatti: “Oggi per questa casa è venuta la salvezza”.
Il commento più appropriato al Vangelo odierno ci viene oferto dalla prima lettura, tratta dal libro della Sapienza. L’autore riflette sul mistero di Dio e sulla Sua onnipotenza: “ Tutto tu puoi” ( Sap 11, 23). Tale onnipotenza viene compresa come amore e come compassione che lascia spazio al cambiamento. Gesù non condanna Zaccheo, mostrando così cosa significhe essere “ amante della vita”, soprattutto della vita di chi appare potenzialmente perduto e lontano.
