XXIX Domenica
Il brano del Vangelo di questa XXIX domenica del tempo ordinario s’inserisce immediatamente dopo l’annuncio della venuta gloriosa del Figlio dell’uomo alla fine dei tempi. La parabola della vedova e del giudice iniquo intende, quindi, indicare l’atteggiamento con il quale dobbiamo attendere questo evento, il trionfo della giustizia di Dio. Come la vedova non perde la speranza e non desiste dal bussare alla porta di quel giudice “che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno” (Lc 18,2), così il discepolo fedele, nonostante tutte le avversità contrarie, non dubita del compimento delle promesse e continua a pregare perché la sua fede sia confortata dai segni di una giustizia che si realizza giorno per giorno. Esempio di tale costanza nella preghiera è Mosè che incontriamo nella prima lettura mentre è in cammino verso la libertà della terra promessa. Al centro della scena di guerra che impegna Israele contro il tradizionale nemico Amalek, campeggia la figura di Mosè orante, l’intercessore per eccellenza. Tornando al passo evangelico, è importante non identificare Dio come il giudice della parabola. Quest’ultimo, infatti, è un personaggio funzionale che evidenzia la fiducia della vedova ed è, appunto contrapposto a Dio che è Padre e conosce ciò di cui abbiamo bisogno. La parabola ci rende certi dell’ascolto da parte di Dio della nostra preghiera: la fiducia nella paternità di Dio è la radice di ogni nostra richiesta, ne determina lo stile e l’atmosfera. Se è legittimo un dubbio, esso non è tanto da cercare sul versante di Dio, ma sul nostro. Significativamente la conclusione della parabola sposta l’attenzione sul nostro atteggiamento: “ Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”. (Lc 21,8).