Liturgia XXVI domenica
La liturgia di questa XXVI domenica del tempo ordinario, che va dal 25 di settembre al 2 di ottobre, ci invita a riflettere sulla figura del povero Lazzaro e del ricco, che non può comprarsi il Paradiso se non si converte.
Dal Vangelo si evince che Dio è il difensore dei più deboli, degli abbandonati, di quanti vengono per così dire azzerati dalla società.
“Questo significa che la ricchezza non è un segno della benedizione di Dio se non viene usata nell’ottica del suo regno. Anzi, può diventare causa di rovina del futuro eterno”.
Poesia composta da Don Vincenzo Caroprese tra il 1890 ed il 1900, periodi dove tante persone soffrivano freddo e fame, al punto da ridursi a chiedere l’elemosina, bussando di porta in porta.
HO FAME
Dal sul verone della stanza mia
mentre dal ciel cadea senza posa
la prima neve lenta e silenziosa
una infelice scorsi per la via.
Sul pallido sembiante le apparia
l’impronta della fame tormentosa
ed una veste livida e cenciosa
accusando, miseria la copria.
Di porta in porta invan cercando aiuto
all’uscio al fin d’un ricco s’accostò:
“ho fame” disse “e mamma muor digiuna”
pingue un signore apparve pettoruto.
E alla mendica che la man parò:
“ via canaglia abbietta ed importuna”.
Sul viso stremato una lagrima indi
alla miseria brillò,
e senz’altro quell’uscio abbandonò.
“Vergine” mormorò
tergendosi le lagrime per via
fuor dell’insulto si dura la mia
miseria non saria.
Perché di morte o mamma poverina
perché non rendi a me l’ora vicina
o Pietosa Regina?
E più non disse vinta dal languore
tosto di sdegno m’arse e di dolore
insiem si strinse al cuore.
La sorte che Epulone meritò
perché Lazzaro le briciole negò.
Lieta a mamma tornò
quell’infelice e dal ciel senza posa
lenta cadea la neve copiosa.