La pace: dono e impegno quotidiano per tutti i servitori di Dio
“Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio” (Mt 5,9). È proprio la pace il tema cardine della prima omelia di Papa Francesco al rientro dalla pausa estiva. L’8 settembre, giorno in cui la Chiesa celebra la Natività della Beata Vergine Maria, durante la Santa Messa in Casa Santa Marta, il Santo Padre sottolinea l’inestimabile valore della pace e attribuisce ad essa una valenza individuale. La proiezione della pace nel mondo che ci circonda dipende dalla condizione dell’interiorità di ognuno di noi. Dice il Vescovo di Roma: “se nel tuo piccolo, nel tuo cuore non c’è pace, nella tua famiglia non c’è pace, nel tuo quartiere non c’è pace, nel tuo posto di lavoro non c’è pace, non ci sarà neppure nel mondo”.
Dio annuncia la pace per il suo popolo nel Salmo 85: “Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore: egli annuncia la pace per il suo popolo, per i suoi fedeli, per chi ritorna a lui con fiducia”. Tuttavia, è proprio nella settima beatitudine citata in apertura che si ritrova il modo di comprendere meglio la pace così come insegnata da Gesù Cristo Nostro Signore: pace come condizione dell’animo umano.
Pace, “eirene” in greco, indica una condizione di tranquillità, di assenza di guerra, di ordine e diritto, da cui scaturisce il benessere. Progressivamente, da condizione esterna, la pace inizia ad assumere le sembianze di un atteggiamento personale. Nel Vecchio Testamento, eirene viene tradotto con shalom, un termine onnicomprensivo che indica la prosperità che viene da Dio e che abbraccia diverse condizioni dell’animo umano quali la tranquillità, la fiducia, la quiete, la sicurezza. Da ciò si comprende che shalom indica tutto ciò che proviene da Dio e, in questo senso, si avvicina anche al concetto di salvezza. Shalom, la pace dunque, è da un lato un dono di Dio e, dall’altro, uno strumento nelle mani degli uomini. Pertanto, gli uomini, dopo aver ricevuto questo dono di Dio devono impegnarsi per custodirlo, preservarlo e predicarlo.
La pace, dunque, non è un qualcosa che può continuare ad esistere senza il contributo di ogni cristiano, di ogni servitore di Dio. Nell’omelia dell’8 settembre a Santa Marta, Papa Francesco ha spiegato infatti che la pace è sì un dono, ma è “un dono che deve essere preso e lavorato ogni giorno. Per questo - prosegue il Santo Padre - possiamo dire che la pace è un dono che diviene artigianale nelle mani degli uomini”.
Ogni cristiano è un costruttore di pace. Essere in possesso di questa consapevolezza è importante oggi più che mai. Viviamo un momento storico pieno di criticità. Se si è privi della consapevolezza che, in primis, la pace dipende da ognuno di noi, allora si vivrà con l’erronea convinzione che solo le azioni intraprese dai leader nazionali e internazionali siano sufficienti per ripristinare la pace nel mondo. Tuttavia, come ha sottolineato il Santo Padre, “non bastano i grandi manifesti per la pace, i grandi incontri internazionali se poi non si fa, questa pace, nel piccolo”. Dunque, ogni servitore di Dio, nella sua quotidianità, è chiamato a fare della pace il faro delle sue “piccole conferenze” fatte di parole semplici e azioni piene dell’amore e del più grande dono di Dio, la pace.
La grande potenza della pace risiede nel piccolo mondo di ogni singolo cristiano. Basti pensare al potente esempio che ci offre la nascita della Beata Vergine Maria. Papa Francesco racconta: “Maria non è la figlia di un potente e Betlemme è un villaggio così piccolo che neppure è nelle carte geografiche. Eppure è proprio qui, nella piccolezza di Maria e nella piccolezza di Betlemme, che nasce l’Emmanuele, il Dio con noi. E il Dio con noi, è la pace”.